2.7 Chi è il malato psichiatrico?
Il paziente psichiatrico è colui che la società civile, i cosiddetti sani, definiscono “matto”.
E’ un essere umano, una persona che, per motivi spesso sconosciuti, soffre di un disagio psichico che lo porta ad un rapporto alterato e distorto con se stesso, con gli altri e con il mondo.
Ognuno manifesta questo malessere in modo differente perché ognuno è unico e singolare.
A seconda dell’epoca e dell’ambiente culturale in cui il soggetto si trovava a vivere c’era un diverso approccio alla malattia psichiatrica. Nell’antico Egitto erano i sacerdoti ad occuparsi di questi malati.
Nel periodo culturale del positivismo, dove tutto doveva avere una spiegazione logica, la malattia psichiatrica non era tollerata. Furono quindi costruiti degli ospedali viaggianti su navi che giravano per i mari senza mai fermarsi per impedire al malato di avere contatti con il mondo normale.
Durante la Rivoluzione Francese, invece, Pinel, un medico, scese nei sotterranei del castello, dove c’erano le carceri, per liberare tutte le persone incatenate perché, anche se erano state etichettate come delinquenti, erano, in realtà, malati che avevano bisogno di aiuto.
Nel 1850, in Francia, vennero costruiti i primi ospedali psichiatrici e prese piede una nuova considerazione della patologia psichiatrica e del paziente come essere umano con dei bisogni. All’inizio del 1900 iniziò la rivoluzione psicoanalitica il cui rappresentante principale è stato Freud ha sostenuto che fra il malato psichiatrico e la persona sana non esiste una netta distinzione perché i meccanismi mentali sono uguali ma vengono utilizzati in modo differente.