Il diabete mellito tipo 2 (DM2) è una patologia cronica che rappresenta una delle principali sfide sanitarie del nostro tempo, che richiede un'evoluzione dell'assistenza dalla cura alla prevenzione, dall'educazione terapeutica al miglioramento della qualità della vita. In questo scenario, l'Infermiere di Famiglia e di Comunità (IFC) emerge come figura chiave per le sue competenze specialistiche nelle cure primarie e nella sanità pubblica.
Una recente tesi di Master ha evidenziato i bisogni legati allo stile di vita dei pazienti DM2, analizzando i comportamenti alimentari e la loro disponibilità a ricevere educazione. I risultati cruciali per ottimizzare l'assistenza, rafforzano il ruolo fondamentale dell'IFC nel supportare i pazienti verso una gestione più attiva e consapevole della malattia.
Introduzione
Il diabete mellito di tipo 2 (DM2) è una patologia cronica di crescente rilevanza sociale ed economica per il Servizio Sanitario Nazionale, caratterizzata da un'alta prevalenza e incidenza, specialmente nella popolazione over 65, e dalla gravità delle sue complicanze.
In questo contesto, l'assistenza si evolve: l'obiettivo non è solo la cura, ma anche prevenzione e mantenimento di una buona qualità di vita, generando "nuovi" bisogni di salute.
La figura dell'Infermiere di Famiglia e di Comunità (IFC) emerge come un attore chiave in questo scenario. Definito come un professionista responsabile dei processi infermieristici in ambito familiare e di comunità, l'IFC possiede conoscenze e competenze specialistiche nelle cure primarie e nella sanità pubblica. Il suo ruolo è fondamentale nella promozione della salute, nella prevenzione e nella gestione dei processi di salute individuali, familiari e comunitari all'interno di reti multiprofessionali.
L'IFC eroga competenze clinico-assistenziali e comunicativo-relazionali, operando cure infermieristiche complesse nel sistema di Assistenza Sanitaria Primaria.
Obiettivo dello studio
La tesi di Master di Sabrina Casarin, infermiera, ha avuto come obiettivo primario l'indagine e la comprensione del bisogno legato allo stile di vita del paziente con diagnosi di DM2, al fine di valutarne la correttezza per un'adeguata gestione della malattia.
Lo studio ha cercato di analizzare i comportamenti alimentari dei pazienti diabetici e la loro disponibilità a ricevere interventi educativi.
Metodologia
L'indagine conoscitiva è stata condotta tramite un questionario somministrato attraverso interviste telefoniche a pazienti con diagnosi di DM2 afferenti alla Medicina di Gruppo Integrata di Castelfranco Veneto (ULSS2 Marca Trevigiana, Distretto Socio Sanitario di Asolo). Il questionario è stato elaborato con il supporto di un Medico di Medicina Generale e di una Diabetologa.
Il campione finale di partecipanti allo studio è stato di 168 pazienti, principalmente italiani (con alcune eccezioni di origine araba e asiatica), con una prevalenza di uomini (63%) rispetto alle donne (37%). Le fasce d'età più rappresentate sono state quelle tra i 60 e i 69 anni (43%) e sopra i 69 anni (35%).
Risultati principali
I risultati dell'indagine hanno evidenziato diverse lacune nelle conoscenze dei pazienti riguardo le basi di una sana alimentazione per il controllo glicemico. Nello specifico:
- Il 70% dei pazienti ha ricevuto solo un foglio con istruzioni dietetiche, mentre solo il 21% ha partecipato a sedute con la dietista, mediamente per 3-5 incontri. Di questi ultimi, il 15% le ha ritenute utili, ma un 4% le ha considerate non utili.
- Il 64% dei pazienti ha affermato di mangiare correttamente, ma tra questi, il 46% non consuma regolarmente frutta e verdura (2 porzioni di frutta e 3 di verdura al giorno). Questo suggerisce una possibile mancanza di conoscenza sulle basi di una sana alimentazione.
- Circa la metà dei pazienti (49%) pratica attività fisica. Tra coloro che non la praticano, le motivazioni includono pigrizia, mancanza di tempo o impegni familiari.
- L'87% dei pazienti considera importante il controllo del peso, ma la maggior parte risulta in sovrappeso o obesa secondo i dati clinici, evidenziando una scarsa consapevolezza del problema. Nonostante le lacune conoscitive, un significativo 70% dei pazienti ha manifestato interesse a partecipare a incontri formativi ed educativi con l'Infermiere di Famiglia (semestrali o annuali).
Tra questi, il 42% ha preferito incontri di gruppo, motivati dalla volontà di confrontarsi con altri pazienti e condividere esperienze su problematiche comuni, mentre il 28% ha preferito incontri individuali.
L'interesse a condividere esperienze e acquisire nuove informazioni sottolinea la volontà di una gestione più attiva della propria patologia.
Discussione e implicazioni cliniche
I dati indicano una necessità critica di promuovere programmi di informazione e educazione sull'alimentazione e sulla gestione del DM2. L'importanza del counseling è ribadita come strumento per potenziare i pazienti e coinvolgerli attivamente nel loro percorso di cura.
È emersa anche l'importanza di considerare le emozioni dei pazienti (paura, negazione, senso di colpa) legate alla diagnosi, poiché possono costituire un'opportunità per acquisire abitudini più sane. La discrepanza tra la percezione dei pazienti di una corretta alimentazione e il consumo effettivo di frutta e verdura, insieme all'alta percentuale di sovrappeso/obesità, evidenzia la necessità di interventi preventivi più incisivi e di programmi educativi mirati.
L'autore suggerisce l'importanza di campagne di sensibilizzazione e informazione, anche in collaborazione con enti e associazioni, e di iniziative come "gruppi di cammino" per promuovere l'attività fisica.
La tesi conferma che l'IFC può svolgere un ruolo centrale nella prevenzione, nell'educazione e nel supporto dei pazienti con DM2 e delle loro famiglie attraverso il counseling alimentare. La disponibilità dei pazienti a partecipare a incontri con l'IFC evidenzia un bisogno non pienamente soddisfatto e la volontà di essere coinvolti attivamente nella gestione della propria malattia.
Per concludere
I risultati dello studio rafforzano il ruolo fondamentale dell'Infermiere di Famiglia nel garantire informazione, educazione e sostegno ai pazienti diabetici. La tesi dimostra l'esigenza di inserire, in un contesto multiprofessionale, una figura che possa assicurare la presa in carico e la continuità assistenziale delle cure per "guadagnare salute".
L'empowerment del paziente, inteso come il processo che consente al paziente di acquisire maggiore controllo e responsabilità sulla propria condizione, è cruciale per un miglioramento dello stile di vita e del benessere complessivo.
L'Infermiere di Famiglia, come professionista competente e prossimo al paziente, ha il potenziale per essere un catalizzatore di questo cambiamento positivo, contribuendo a una vita più piena e soddisfacente per le persone con DM2.
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