Questo articolo è un estratto della mia Tesi di Laurea e tratta un tema di grande rilevanza nella neonatologia moderna, ovvero la Kangaroo Care (KC) nei neonati pretermine fragili a rischio di neurosviluppo atipico e il ruolo fondamentale dell’infermiere nella promozione di questo intervento.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha riconosciuto nel 2012 la prematurità come una delle principali sfide per la salute pubblica a livello globale. Le nascite pretermine sono in costante aumento: si stima un incremento dal 7% nel 2012 all’8% nel 2025. Il neonato pretermine nasce in un periodo estremamente delicato dello sviluppo cerebrale ed è esposto a stimoli esterni potenzialmente rischiosi, in quanto viene separato dall’ambiente protetto dell’utero materno.
Contesto clinico e necessità di contatto
Secondo l’OMS, la salute complessiva dell’essere umano non è semplicemente assenza di malattia, ma “uno stato di completo benessere fisico, psichico e sociale”. Quindi, affinché possa esserci salute, l’essere umano cerca socializzazione e contatto con il prossimo sin dalla nascita. Se per vari motivi, come la nascita prematura, ciò non è possibile, possono entrare in gioco importanti meccanismi di stress regolati dal cervello con conseguenze negative sul neurosviluppo.
Per rispondere a queste esigenze, la Società Italiana di Neonatologia promuove le Developmental Care, cioè cure individualizzate e centrate sulla famiglia. Tra queste, la Kangaroo Care, definita come l’abbraccio che cura, si distingue per la sua efficacia e semplicità.
Classificazione del neonato e neurosviluppo
Facendo un focus sul contesto clinico, i neonati sono definiti a termine se nascono dalle 37 alle 40 settimane di età gestazionale, mentre sono definiti pretermine se nascono prima delle 37 settimane di gestazione. Essi vengono ulteriormente classificati in estremamente prematuri, molto prematuri, moderatamente prematuri e pretermine tardivi. Il peso alla nascita è un altro parametro fondamentale e i neonati pretermine vengono conseguentemente definiti come LBW, VLBW ed ELBW. L’età gestazionale e il peso devono essere quindi valutati insieme per determinare le condizioni di benessere del neonato. Per ogni età gestazionale esiste un intervallo di peso considerato nella norma ed ecco che i neonati vengono classificati in piccoli, appropriati e grandi per età gestazionale.
Il neurosviluppo del neonato, e i suoi comportamenti innati necessari per la sopravvivenza, sono influenzati dall’ambiente in cui si trova. Quindi nei neonati prematuri, come abbiamo detto, l’assenza di contatto immediato con la mamma è percepita come una minaccia, e si attivano meccanismi di stress rivolti più alla sopravvivenza che allo sviluppo.
Il cervello del neonato regola questo stress tramite sostanze come le catecolamine, il cortisolo e le citochine, ma nei pretermine un carico eccessivo può determinare alterazioni cerebrali e sistemiche, aumentando il rischio di problemi neurocomportamentali.
Meccanismo e fondamenti teorici della KC
In questo contesto, la Kangaroo Care emerge come un intervento neuroprotettivo fondamentale. La KC consiste nel posizionare il neonato nudo, con il solo pannolino, a contatto pelle a pelle sul petto del genitore. Questo metodo di cura è stato elaborato per la prima volta a Bogotà negli anni ’70 dal Dr. Sanabria e dal Dr. Gomez quando ebbero modo di confrontarsi con un’infermiera che operava in una zona rurale del paese che dimostrò loro che tenendo i neonati appoggiati sul suo petto, le loro condizioni di salute miglioravano notevolmente.
Per comprendere meglio il legame tra la Kangaroo Care e lo sviluppo del neonato, è utile richiamare la Teoria dell’attaccamento di John Bowlby. Bowlby evidenziava come l’attaccamento sia un bisogno innato e lo definisce come “ogni forma di comportamento che appare in una persona che riesce ad ottenere o a mantenere la vicinanza a qualche altro individuo differenziato o preferito”. Il bonding quindi indica appunto questo legame istintivo che spinge il neonato a ricercare immediatamente il contatto con la sua mamma. E di conseguenza il modello di attaccamento, sviluppatosi durante i primi anni di vita, deriva dalla relazione con la figura di riferimento e influenzerà la relazione con la stessa anche durante l’infanzia.
Risultati della revisione sistematica e benefici clinici
L’obiettivo di questa tesi è stato quello di valutare, tramite una review sistematica, i benefici della Kangaroo Care, sia nel breve sia nel lungo termine, e come il ruolo infermieristico possa essere elemento centrale nella promozione di questa pratica. Per far ciò ho utilizzato le banche dati quali PubMed, Embase e Cinahl, selezionando gli studi in lingua inglese e italiana, pubblicati tra il 2015 e il 2025.
Benefici a breve termine (fisiologici e di sopravvivenza)
Per quanto riguarda i benefici della KC a breve termine, studi condotti in diversi Paesi hanno mostrato miglioramenti nei parametri fisiologici dei neonati: aumento della temperatura corporea di 0,22 °C, miglior ossigenazione (i valori di saturazione dell’ossigeno nei neonati pretermine devono essere compresi tra il 91% e il 95% e nei neonati sottoposti a marsupio terapia è stato registrato un incremento dello 0.9%).
Questo miglioramento può essere spiegato dalla posizione assunta durante l’intervento che aumenta l’efficienza del diaframma e la funzionalità polmonare. Diversamente, la KC non ha mostrato effetti significativi sui valori di FC e FR. Inoltre, la mortalità neonatale entro 28 giorni può ridursi fino al 32% se la KC viene praticata per almeno 8 ore al giorno. Questo risultato è attribuibile ad una migliore termoregolazione, una riduzione dello stress fisiologico e ad un più efficace supporto al sistema immunitario.
Benefici sul neurosviluppo e sulla famiglia
Oltre ai tassi di sopravvivenza, la KC influisce positivamente sul neurosviluppo. Si è dimostrato, tramite l’uso dell’elettroencefalogramma, come i neonati sottoposti alla marsupio terapia avessero migliori ritmi sonno-veglia. La KC migliora anche la qualità delle interazioni tra caregiver e neonato. Tramite l’uso della scala ABSS, che si concentra sulle risposte emotive e comportamentali dei neonati, si è dimostrato che la KC porta a comportamenti più calmi e stabili rispetto alle cure convenzionali.
La KC, inoltre, influenza le tappe dello sviluppo. Grazie al questionario Ages and Stages sono state valutate la motricità fine e grossolana, la comunicazione ed il problem solving. Su un campione di 81 neonati prematuri, coloro che hanno ricevuto la marsupio terapia hanno mostrato miglioramenti significativi in queste aree.
Sempre nel breve termine, la KC ha effetti positivi anche sui genitori dei neonati prematuri, riducendo i sintomi depressivi e ansiosi, spiegato da un maggior rilascio di ossitocina, rafforza il legame madre-bambino e favorisce la partecipazione attiva del padre alla cura del neonato.
Benefici a lungo termine
Nel lungo termine, invece, si è dimostrato tramite l’uso della Bayley Scales, che i neonati sottoposti a KC precoce (iniziata entro 72h di vita) e prolungata (superiore a 8h al giorno) avessero miglioramenti nel comportamento adattivo e nella regolazione degli stati emotivi e, in particolare, nel linguaggio e nella parola. Questo perché durante la KC i genitori si impegnano in attività interattive con i loro bambini, come leggere e cantare canzoni, e ciò influenza positivamente lo sviluppo del linguaggio.
L'infermiere come agente di cambiamento culturale
In questo scenario il ruolo dell’infermiere è cruciale: egli non si limita a competenze tecniche, ma fonda la propria attività su valori profondi, tra cui il caring – il prendersi cura dell’altro – principio che sta alla base della nascita della figura dell’infermiere.
La formazione continua è essenziale, poiché la mancanza di competenze può limitare l’adozione di questa pratica. Anche l’ambiente della TIN è stato visto come un fattore ostacolante alla KC: carenza di personale, eccessivi rumori, ritmi frenetici non consentono una corretta esecuzione della marsupio terapia. In realtà, l’esperienza dimostra che, se la KC venisse adottata, il carico di lavoro degli infermieri potrebbe essere notevolmente ridotto, poiché i genitori acquisirebbero maggior fiducia in se stessi e nei benefici della KC ed i neonati acquisirebbero, di conseguenza, maggiore stabilità.
In conclusione, la Kangaroo Care è una pratica scientificamente supportata, ma non deve essere vista come una sola tecnica, ma come una cultura dell’assistenza centrata sul contatto e per integrare questa pratica nei reparti intensivi serve un cambiamento orientato verso un modello di cura che ponga al centro la famiglia.
Riferimenti bibliografici e sitografici
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