CAPO 1: PRINCÍPI E VALORI PROFESSIONALI
ART.6: CONFLITTI ETICI E LIBERTÁ DI COSCIENZA
“L’infermiere, qualora la persona assistita manifesti concezioni etiche diverse dalle proprie, mantiene la relazione di cura con essa, nonchè con le sue persone di riferimento, con le altre figure professionali e con le istituzioni. L’infermiere, laddove vengono espresse richieste in contrasto con i suoi valori personali o con i suoi princìpi etici e professionali, esercita la libertà di coscienza, garantendo la continuità delle cure e assumendosi la responsabilità della propria astensione dall’intervento di cura”.
Mi chiamo Silvano Biagiola e sono un infermiere.
Il dilemma dell’etica e la necessità di agire e riflettere in base a questo concetto viene esposto in maniera molto dettagliata nel primo capo del codice deontologico degli infermieri. Probabilmente, si è vista la necessità di discuterne approfonditamente, in quanto l’infermieristica, che appartiene alla classe delle professioni d’aiuto, spesso si ritrova a dover affrontare l’argomento nelle questioni quotidiane, scientifiche e personali. E quanto questo articolo interviene su questo aspetto, beh... direi da 0 a 10... 100!
Qui la linea sottile che divide il bene dal male, dal giusto e sbagliato, è molto sottile a mio avviso. Si cammina al bordo di un precipizio, percorrendo l’unica strada possibile, ma facendo attenzione a non cadere nel dirupo, perchè ciò potrebbe significare perdere la propria vita. In questo caso, direi che il dirupo rappresenta l’identità e l’unico percorso percorribile, la vita professionale. Con tutti gli annessi e connessi.
Viene rimodulato, in questa ultima versione del codice, l’articolo 6. A mio avviso, si è cercato di sottolineare maggiormente l’aspetto della libertà di coscienza, come possibilità del/della professionista di esprimere una scelta sull’azione da eseguire, ma allo stesso tempo ricordando che da tale azione ne deriva una responsabilità. In questo caso, dallo scegliere una eventuale astensione. Nel caso del percorso a ridosso del precipizio, mi viene in mente la persona che, trovandosi in difficoltà a percorrere quella strada, si ferma... e decide di tornare indietro.
Sono rimasto molto pensieroso dopo aver letto questo articolo. Si avverte chiaramente il messaggio della responsabilità: è importante rispettare l’etica della persona assistita, ma allo stesso tempo noi abbiamo la possibilità di astenerci dal compiere un atto, se questo va contro ai nostri valori, assumendoci la responsabilità delle nostre azioni. Viene rimarcato infatti un argomento molto sentito nella società: la libertà di coscienza. Credo che molte notizie di cronaca e di pubblico dominio hanno a che fare con questo argomento. Mi vengono in mente molti fatti e discussioni inerenti a questo tema, che ho letto e ascoltato nella mia quotidianità.
Nella mia vita ho spesso discusso con molte persone riguardo temi etici che interessano la collettività: l’interruzione volontaria di gravidanza, l’eutanasia, la riproduzione assistita... Quindi su temi di bioetica. Cercherò in queste righe di non far trapelare mie considerazioni e opinioni personali riguardo questi e altri argomenti, ma non vi nascondo che per me non è semplice. In questo momento, sono un uomo che sta camminando sull’orlo di un burrone, che vuole raggiungere la meta, consapevole delle proprie responsabilità che derivano dalle parole che userà. Ho una coscienza, ma questo non mi esime dal discutere questo argomento con neutralità: mi ritengo una persona molto emotiva, al quale piace tanto difendere la propria opinione riguardo tematiche etiche collettive.
Ma sta proprio qui il punto: come professionista, ho una responsabilità e una coscienza che sono estese non solo a me stesso, ma soprattutto verso la persona che sto assistendo e verso la collettività. Non vi nascondo che spesso cammino barcollante vicino a quel burrone, rischiando spesso di perdere la mia identità.
Quante volte persone mi hanno espresso i loro princìpi etici che erano molto distanti dai miei! Una volta ho dovuto reprimere le parole, perchè il modo con cui quella persona si era espressa su un argomento (che non vi citerò per non creare eventuali conflitti etici) mi aveva molto, molto infastidito. Ricordo forte le sue parole ancora oggi. Non è stato facile in quel momento reprimere. A volte mi capita, se non tiro fuori quello che provo o sento, di provare un forte risentimento che spesso mi porto a casa, e che mi dura per giorni.
Nella vita professionale non è raro che mi trovi ad affrontare situazioni come quella che vi ho citato. Oltretutto, su alcuni argomenti, ci sono delle leggi, e sono quindi regolamentate dallo Stato. Ad oggi, non mi sono mai astenuto per questioni del genere, proprio per garantire la continuità delle cure o per rispetto delle leggi vigenti. Ma non vi nego che mi è capitato di provare rabbia a volte E a volte forse non mi sono astenuto, per paura delle conseguenze. Quindi, ogni tanto in quel burrone ci sono caduto.
Ma credo che ciò faccia parte del gioco. Ho scelto di fare questa professione, per poi scegliere di ESSERE un infermiere. Quindi ho accettato tutto il pacchetto, anche se a volte con fatica. Vi posso dire comunque, che queste episodiche cadute verso il basso mi hanno anche insegnato a rialzarmi, per poter poi riprendere il percorso più forte di prima.
D’altronde, NON È FORTE CHI NON CADE, MA CHI CADENDO HA LA FORZA DI RIALZARSI.
E io voglio rialzarmi. Perchè non ho più paura di cadere.
Vi auguro il meglio, care colleghe e cari colleghe, sempre. dott. Silvano Biagiola
