Tra gli anni Ottanta e Novanta, il Giappone ha assistito a un massiccio ritiro sociale volontario da parte di adolescenti e giovani adulti che rifiutavano qualsiasi tipo di vita sociale scolastica o lavorativa.
A questa condizione, nel 1998, è stata etichettata una definizione dallo psichiatra Tamaki Saito, che ha nominato il fenomeno come Hikikomori. Vediamo insieme di cosa si tratta.
Che cos'è la sindrome di Hikikomori
Hikikomori significa letteralmente "starsene in disparte" ed è il termine che Saito ha utilizzato per descrivere la condizione psicologica dei giovani giapponesi che manifestavano un chiaro disagio nei confronti della vita sociale.
Nel suo libro, spiega che Hikikomori sono "coloro che si ritirano completamente dalla società e rimangono nelle proprie case per più di sei mesi, con esordio verso la seconda metà dei vent'anni, e per i quali altri disturbi psichiatrici non spiegano meglio le cause primarie di questa condizione.”
All'epoca, i diversi studi condotti dagli specialisti hanno ipotizzato che una delle cause principali del ritiro sociale volontario da parte dei ragazzi potesse essere la rigidità del sistema culturale nipponico, basato su regole morali e sociali molto severe e su valori che inneggiano spesso al perfezionismo e al primeggiare in ogni situazione scolastica o professionale.
A scatenare la sindrome di Hikikomori, quindi, era il non sentirsi all'altezza dei giovani, era la pressione sociale data dalla cultura giapponese, era la paura di affrontare una realtà opprimente e difficile.
Cosa fa una persona Hikikomori e perché
Secondo gli studi, in Giappone i ragazzi Hikikomori sarebbero oltre un milione, soprattutto giovani maschi tra i 14 e i 30 anni.
Nel 2010, il Ministero della salute, del lavoro e del welfare giapponese ha pubblicato le linee guida per riconoscere e assistere le persone Hikikomori, accomunate spesso dagli stessi comportamenti ricorrenti, come:
- trascorrere la maggior parte del tempo, o tutto il tempo, in casa e nella propria camera
- uscire dalla propria camera o dalla propria casa solo per necessità strettissime
- evitare scuola e lavoro
- ridurre al minimo i rapporti con familiari, amici e conoscenti
- spostare la propria vita sociale online
- considerare il digitale come unica finestra sicura sul mondo
- soffrire di alterazioni del ritmo sonno-veglia.
Ci sono diversi fattori che possono contribuire all'insorgere della sindrome di Hikikomori e hanno a che fare con aspetti individuali, familiari e sociali.
Aspetti individuali
Le persone Hikikomori sono caratterizzate da una sensibilità più spiccata rispetto ad altre, tendono a essere più introverse e timide, e hanno spesso difficoltà a vivere serenamente e con facilità le relazioni sociali.
Alla base di questo potrebbe esserci la paura di non essere all'altezza delle situazioni in cui si trovano, la bassa autostima, il senso di vergogna e incomprensione, e la sensazione di trovarsi fuori posto in ogni circostanza.
La paura del giudizio altrui, per queste persone, può diventare immobilizzante e può bloccarle dal prendere qualsiasi tipo di decisione. Ecco perché l'unica strada sicura per loro sembra essere quella del ritiro sociale in casa e dell'evitamento di qualsiasi contatto umano.
Aspetti familiari
Anche le relazioni familiari hanno un impatto non indifferente su questa sindrome. I ricercatori hanno identificato a questo proposito tre diversi tipi di Hikikomori:
- gli ultra-dipendenti, ovvero giovani cresciuti in famiglie eccessivamente protettive, che non hanno mai avuto la possibilità di sperimentare, di crescere e acquisire esperienza in autonomia nel mondo
- gli interdipendenti disfunzionali, ovvero giovani cresciuti in ambienti familiari disadattivi che hanno minato la loro crescita come individui
- i contro-dipendenti, ovvero giovani cresciuti da genitori che hanno addossato sulle loro spalle il peso di aspettative troppo alte e che hanno costantemente fatto pressioni affinché raggiungessero il successo negli studi e nel lavoro.
Aspetti sociali
Il peso delle aspettative non deriva tuttavia solo dalla famiglia, ma anche dalla società odierna dalla mentalità Hustle Culture, che ci vuole persone di successo, produttive e realizzate in tempi brevi.
L'ansia sociale, il confronto con le altre persone e la paura di non farcela o di non essere all'altezza sono quindi tutte cause scatenanti del ritiro sociale, visto come unica via di fuga da un mondo che sembra essere "troppo".
I numeri dell'isolamento sociale in Italia
Il fenomeno dell'Hikikomori non riguarda solo il mondo orientale, ma anche quello occidentale. In particolare, secondo alcune indagini in Italia sarebbero circa 54.000 gli adolescenti che hanno deciso di recludersi nella propria stanza e tagliare ogni tipo di rapporto con il mondo esterno reale.
I giovani più inclini al ritiro sociale sono quelli tra i 15 e i 17 anni, spinti dal senso di inadeguatezza e da problemi familiari.
Hikikomori: come uscirne
Si può venir fuori dall’isolamento sociale volontario o aiutare qualcuno concretamente a farlo? La verità è che farlo non è facile, ma nemmeno impossibile.
Secondo i ricercatori, il ritiro sociale volontario può facilmente diventare cronico e, superati i sei mesi, può essere difficile ritornare alla normalità. Tuttavia, tramite l’aiuto e il supporto di specialisti si può uscire da questo circolo vizioso.
La forza di volontà e il supporto delle persone care sono in questo caso più importanti che mai.
Dal proprio canto, una persona che ha scelto di ritirarsi socialmente e che vuole ritornare alla normalità può procedere a piccoli passi, uscendo poco a poco dalla propria zona di comfort e creando una routine per riprendere a dormire e mangiare a ritmi regolari. Potrebbe essere utile coltivare passioni e svolgere attività gratificanti anche dentro casa, come la lettura o il disegno, per contrastare l’apatia e ritrovare l’interesse verso qualcosa che porta valore e che non sia solo una fuga, come i social o i videogiochi.
Al contrario, chi vive con una persona Hikikomori può fare la sua parte e dare il proprio sostegno, mostrandosi disposta all’ascolto e non giudicante, dando il proprio supporto senza imporsi e senza distruggere o invadere quel posto sicuro che per ogni Hikikomori è la propria camera.
E poi parlarne, partecipare alle iniziative dei gruppi di auto-aiuto e associazioni come Hikikomori Italia, condividere storie e sensibilizzare sul tema sono tutte ottime idee per ridurre il senso di solitudine e far capire alle persone Hikikomori che non sono sole.
