Il prelievo arterioso è uno dei più difficili che l'infermiere si può trovare a dover eseguire perchè la variabilità sui pazienti è altissima. Inoltre l'arteria pulsa e muove anche le strutture circostanti rendendo difficile la sua percezione con il tatto.
La sede più utilizzata è a livello del polso è l'arteria radiale e le difficoltà che si possono incontrare sono di diverso tipo e questo comporta che è necessario sviluppare abilità differenti, come quelle relazionali e quelle manuali.
La scelta di forare l'arteria radiale nel polso o nella piega del braccio è data dal fatto che nella piega i rischi sono maggiori a causa del decorso del nervo radiale in prossimità dell'arteria.
L'esecuzione del prelievo arterioso riesce se c'è la collaborazione del paziente che deve restare fermo durante il foro, perchè anche il movimento di un dito si trasmette attraverso i tendini del polso e movimenti minimi portano all'insuccesso.
L'arteria anche se al tatto sembra di calibro ragionevole dobbiamo considerare che ha una parete spessa e il lume interno è molto più piccolo (mentre nelle vene il calibro è simile al diametro percepito).
Il prelievo arterioso ci chiede di mettere in gioco diverse capacità, come ad esempio:
Le capacità relazionali
Sono le prime da mettere in campo perchè determinanti per avere la massima collaborazione e iniziano con la postura del corpo, lo sguardo e la determinazione che esprimiamo in generale con il linguaggio non verbale.
Quando un infermiere si presenta insicuro e usa un linguaggio incerto con un paziente che ha già avuto esperienze dolorose, ed spaventato all'idea di un prelievo arterioso, avrà ancora più paura e dei movimenti involontari e istintivi saranno ancora più probabili.
La comunicazione è una componente indispensabile
Inizialmente si informa il paziente per avere il consenso all'esecuzione della tecnica, ricordandoci che qualsiasi sia la tecnica il paziente ha sempre il diritto di rifiutare.
Nei casi in cui il prelievo è urgente potremmo scegliere di spiegare la tecnica durante la sua esecuzione cercando di ottenere due effetti, informare e rassicurare.
Tralascio gli aspetti della procedura, dato che in reparto avete tutto il materiale, ma sottolineamo il lavaggio delle mani e l'utilizzo dei DPI che ci devono proteggere da punture accidentali, identificazione e ottenimento del consenso (verbale) del paziente.
Quindi ho il materiale in un'arcella reniforme e sono dal paziente, ognuno ha il suo modo di porsi e fa tesoro delle esperienze per capire al primo sguardo come porsi al paziente.
Davanti al letto del paziente:
"Buongiorno sono Franco le devo fare un prelievo arterioso, prescritto dal medico serve per vedere come va l'ossigenoterapia."
"Lei come si chiama? Qual è la sua data di nascita?"
"Sa il prelievo arterioso è uno dei più impegnativi, mi fa vedere i polsi?"
Quindi tocco l'arteria che non presenta lividi o segni di precedenti fori per vedere se è fattibile, poi prendo la sedia e mi metto seduto per potermi concentrare meglio senza distrazioni.
Adesso inizio l'esplorazione dell'arteria con il tatto
Collego il cervello alle dita e quello che sento lo devo immaginare in quel polso per capire dove andrò a forare.
Sento in lunghezza primi centimetri dell'arteria dal polso per capire:
- se è presente un percorso tortuoso,
- il diametro,
- la profondità, variabile o uniforme,
- la mobilità.
A questo punto decido a che altezza dell'arteria radiale forare e adesso viene la parte più difficile.
Informo il paziente
Guardi mi prendo qualche minuto in più per capire bene dov'è l'arteria e cercare di prenderla subito, devo anche cercare di tenerla ferma, quindi le chiedo di aiutarmi restando fermissimo e appena sentirà il foro, cerchi di resistere e di non fare il minimo movimento di questa mano.
Il prelievo arterioso viene effettuato con i guanti per protezione dell'operatore, per favorire la sensibilità delle dita bagno la pelle con il disinfettante e se si asciuga la ritorno a bagnare fino a quando non ho deciso.
Il paziente covid-19 richiede l'utilizzo di una vestizione che prevede due paia di guanti e il tatto si riduce ulteriormente.
Guardando il polso e immaginando la posizione dell'arteria sotto la pelle del polso sappiamo, quanto dobbiamo forare con che inclinazione e la direzione.
Il momento più doloroso
Il momento più doloroso è quando l'ago attraversa la pelle e deve essere rapido, per esercitare la mano è sufficiente tracciare una linea con la biro su un foglio di carta, tre trattini di lunghezza variabile 0,5 o 1 o 2 cm e quindi si prova il movimento del polso per quella lunghezza.
Il foro perfetto
Quando una volta deciso si fora e il sangue refluisce immediatamente, pulsando e il paziente non ha sentito dolore.
Se il sangue esce lentamente ed è molto scuro, avete trovato una vena ed è necessario rifare, perchè il sangue sarebbe misto e non significativo.
Il foro standard
Quando una volta deciso si fora e non esce nulla, fermo un attimo, con il tatto è necessario cercare di capire se l'arteria è sotto o di lato.
Quindi si decide, se l'ago deve essere introdotto ancora o se deve essere retratto (senza uscire dal foro) e con l'aiuto di un dito si cerca di capire dov'è l'arteria e si reintroduce con una velocità adeguata per capire la differenza di tessuti e potrebbe essere doloroso per il paziente.
Se è necessario estrarre la siringa, sostituirla e rivalutare la sede per cambiarla.
Per concludere
Se non funziona il secondo foro, io chiedo aiuto al collega, perchè l'aver fatto male ad un'altra persona senza aver avuto dei risultati cambia l'obiettività e la percezione, quindi con molta probabilità sbaglierei anche il terzo foro.
Non l'ho scritto prima ma è importante chiedere al paziente se fa anticoagulanti NAO, io preferisco tenere premuto il foro di persona per 30-60 secondi, mentre altri preferiscono mettere cerotti in tensione, cerca di capire cosa funziona meglio.
L'immagine è tratta da: