Scrivo alcune parole per chi si sta preparando per la prova di ammissione ad infermieristica dell'11 settembre.
In un momento di crisi del lavoro tutti si aggrappano a qualche buona notizia e che fare l'infermiere è un lavoro che da occupazione rapidamente è vero in parte ma se le attese sono di un lavoro nel pubblico c'è da pensarci...
La prima cosa è cosa fa l'infermiere?
Nel nostro lavoro ci sono tantissime componenti, amministrative, cliniche e relazionali che hanno una complessità teorica in continua evoluzione, se le analizzate una per una ci si perde la testa ma nell'insieme portano solo ad un risultato, un professionista che affianca la persona in un momento che non è autosufficiente e ne compensiamo i limiti pratici e teorici per arrivare ad una condizione di salute accettabile.
Facciamo un lavoro importante, lo sappiamo, in reparto dove sono le persone in condizioni più critiche tutti vedono solo il lavoro del medico o del chirurgo, ma non esiste un bravo primario o un bravo chirurgo senza una brava equipe infermieristica.
Ma se l'infermiere svolge un lavoro importante perchè dovrebbe essere in crisi?
Perchè l'Italia si è trovata a dover accettare rapidamente nuove regole di amministrazione pubblica internazionali e questo ha degli effetti importanti e diretti sulla necessità di infermieri negli ospedali pubblici.
Ad esempio, l'aumento dell'età pensionabile, questo fa si che nei prossimi anni è diminuita la necessità di sostituire i pensionamenti.
La riduzione dei posti letto, questo si attua rapidamente unendo reparti a bassa occupazione o reparti doppi, ma liberano molti infermieri da ricollocare che copriranno i pensionamenti le maternità eccetera.
In questo contesto non servono infermieri nel pubblico anzi si rischia l'esubero.
Ma le notizie dichiarano che la Puglia ha bisogno di assumere 800 infermieri LINK e quindi di lavoro ce ne sarà, ma la puglia non ha bisogno di fare concorsi dato che gli infermieri formati in puglia sono in giro per l'Italia e ha fatto da poco e sicuramente li rifarà dei bandi di mobilità ed ottiene il rientro in regione di infermieri esperti formati su tutto il territorio nazionale.
Almeno io farei così.
Ma c'è sempre la necessità di nuovi infermieri nei reparti o servizi per gli anziani sul territorio.
Purtroppo si sta diffondendo sempre di più l'utilizzo di subappalti alle coop e se al termine dell'appalto il servizio deve essere dismesso si chiude e tutti a spasso.
Già oggi fare l'infermiere vuol dire spostarsi sul territorio nazionale, tanti colleghi girano per l'Italia ha fare i pochi concorsi che escono, e sono davvero pochi, nell nostra categoria concorsi LINK vedete gli ultimi usciti.
Ma fra 3 anni la situazione sarà sbloccata?
Un anno fa dire che la nostra professione era in crisi e che non avrebbe offerto un lavoro sicuro era un eresia, oggi è realtà.
Il lavoro c'è, ma ci sarà una deflazione, questo per l'appalto alle coop che in gare sempre più a ribasso saranno costrette a pagare sempre meno, e poi essendo soci coop non avete una tutela sindacale, il lavoro a tempo indeterminato potrebbe essere una via d'uscita ma se non escono concorsi non si liberano posti.
C'è la libera professione ma il regime fiscale detto dei minimi è un invito a lavorare e fatturare 30.000 euro e quindi a tariffe più basse e con contributi minimi che non danno nessun beneficio pensionistico.
Quindi fra 3 anni la situazione non sarà sbloccata dato che se ad ogni anno si formano 10-15mila infermieri fra 3 anni ci saranno concorsi con migliaia di infermieri in cerca di un posto di lavoro sicuro.
Chi inizia oggi a studiare dovrà affrontare due aspetti importanti uno in itinere negli studi, dato che è necessario un impegno nello studio delle tecniche che dia una sicurezza operativa dal primo giorno di laurea.
L'altro aspetto da approfondire sono le conoscenze relazionali, capacità di presentarsi e di attenzione al cliente per essere competitivi dal primo giorno di laurea.
Per concludere se finita la laurea si hanno le competenze tecniche e relazionali trovare lavoro sarà durissima e necessario impegnarsi nella conoscenza di cosa offre il proprio territorio.