Suicidio e infermieri: perché sono una categoria a rischio

Carichi di lavoro molto pesanti, orari irregolari spesso fuori dal normale per far fronte alla carenza di personale e una grande esposizione a sofferenza e dolore.

Gli infermieri devono fronteggiare giorno dopo giorno tutto questo, spesso senza avere in cambio nè la giusta riconoscenza economica e personale nè il giusto supporto psicologico.

Ecco perché questi professionisti della salute sono tra le persone più colpite da disturbi come la depressione, la quale, purtroppo, la causa principale in più della metà dei casi di suicidio.

Perché è una professione a rischio

Non è raro leggere notizie sui giornali che annunciano la tragica morte per suicidio di un infermiere in Italia o nel resto del mondo.

Il suicidio è infatti strettamente connesso alla depressione, una malattia che colpisce sempre più persone lavoratrici nell'ambito della sanità.

I motivi sono molteplici, e vanno oltre al doversi confrontare giornalmente con i pazienti.

Ambiente di lavoro

Partiamo col dire che essere infermieri significa lavorare in un ambiente piuttosto complicato, dove si è continuamente esposti a situazioni di sofferenza, se non morte.

Se a tutto questo aggiungiamo anche che molto spesso gli infermieri sono pure costretti a lavorare più del dovuto per coprire le carenze di personale togliendoli quiandi la possibilità , diventa evidente che è molto facile cadere in disturbi psichici, disturbi del sonno e alimentari, e talvolta depressione.

Insoddisfazione

Nonostante questi professionisti siano essenziali negli ambienti sanitari e che molto spesso sono costretti a mettere in secondo piano famiglia e vita privata, il loro ruolo molte volte non è apprezzato come dovrebbe.

Anzi, talvolta gli infermieri vengono semplicemente considerati come assistenti.

Tutto questo può provocare un senso di insoddisfazione e un graduale disinteresse verso la propria professione.

La situazione durante la pandemia

La pandemia ha colpito il mondo intero e ha aggravato la situazione psicologica già instabile degli infermieri che si sono visti aumentare in maniera esorbitante la mole di lavoro.

Uno sondaggio del Trusted Health pubblicato nel 2022 ha dimostrato come durante il periodo covid un infermiere su dieci abbia avuto pensieri suicidi.

Gli intervistati avevano per il 40% circa trent'anni e per la restante parte meno di quaranta. I soggetti che hanno preso parte al sondaggio hanno affermato di aver avuto:

  • esperienze di burnout, per il 75%
  • esperienze di compassion fatigue, ovvero una condizione di stanchezza emotiva e fisica che porta all'abbassamento del morale, per il 66%
  • depressione, per il 64%
  • declino della salute fisica, per il 64%
  • stress emotivo, per il 50%
  • pensieri di suicidio, per il 10%.

La situazione pre-covid

Anche prima della pandemia il settore della sanità era comunque piuttosto complicato. Secondo uno studio dei ricercatori della School of Nursing dell'Università del Michigan, condotto in epoca pre-covid, l'infermiere avrebbe il doppio della possibilità di pensare al suicidio rispetto al resto della popolazione, mentre il 70% in più delle probabilità rispetto a un medico.

Un altro studio condotto in Australia tra il 2001 e il 2012 ha poi sottolineato come gli infermieri siano più soggetti al suicidio grazie al facile accesso ai medicinali, utilizzati nel 55% dei casi per togliersi la vita.

Cosa fare per prevenire il suicidio negli infermieri

La prevenzione del suicidio tra gli infermieri è una questione seria e complessa che dovrebbe stare a cuore a tutti, singoli e istituzioni.

Ecco alcune misure che potrebbero contribuire a prevenire il suicidio tra gli infermieri:

Sensibilizzazione e formazione.

Fornire programmi di sensibilizzazione e formazione per educare gli infermieri sui segnali di allarme del suicidio, in modo che possano riconoscerli nei loro colleghi o in sé stessi, per saperne di più leggi l'articolo sul ruolo chiave degli infermieri nella gestione del paziente a rischio suicidario.

Accesso ai servizi di salute mentale.

Garantire che gli infermieri abbiano accesso a servizi e professionisti che possano aiutarli a gestire lo stress, l'ansia e la depressione.

Supporto tra pari

Promuovere una cultura di sostegno tra pari, in modo che gli infermieri si sentono a proprio agio nel parlare dei loro problemi con i colleghi.

Programmi di gestione dello stress

Proporre programmi di gestione dello stress e del benessere per gli infermieri, come l'esercizio fisico e le tecniche di gestione dello stress.

Identificazione dei fattori di rischio

Identificare e affrontare i fattori di rischio specifici legati al lavoro, come carichi di lavoro eccessivi, turni di lavoro lunghi, rapporti pazienti-infermiere problematici e scarsa autostima.

Screening periodico

Condurre valutazioni periodiche della salute mentale degli infermieri per identificare chi potrebbe avere bisogno di supporto.

Rimuovere il tabù

Creare un ambiente di lavoro aperto in cui si possa parlare apertamente di problemi di salute mentale e di pensieri suicidi, senza paura di stigmatizzazione.

Le organizzazioni sanitarie hanno la loro parte di responsabilità nell'adottare politiche e programmi che tengano conto delle esigenze degli infermieri.

La rimozione del tabù attorno ai problemi di salute mentale e al suicidio è essenziale per creare un ambiente di lavoro in cui ciascuno possa cercare aiuto senza timore.

Inoltre, la ricerca e il monitoraggio costante sono fondamentali per comprendere meglio questo problema e sviluppare strategie di prevenzione più efficaci.

Affrontare la questione del suicidio tra gli infermieri è insomma di importanza vitale, non solo per la loro salute, ma anche per garantire che possano continuare a fornire cure di alta qualità ai pazienti.

 

Foto di Kleiton Santos da Pixabay

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