Overthinking: quando pensare troppo ci fa stare male

Pensare è una di quelle cose di cui non possiamo fare a meno e su cui non abbiamo il controllo totale. Molto spesso infatti (se non sempre) ci capita di pensare a qualcosa involontariamente e in momenti del tutto inaspettati. 

Ci sono situazioni, però, in cui l’atto del pensare può diventare un problema, specie quando si trasforma in una mania ossessiva e inarrestabile, capace di mandarci davvero in pappa il cervello. 

Esempi di questo tipo possono essere non riuscire a chiudere occhio la notte ripensando a qualche parola che ci hanno detto, oppure immaginando tutti gli scenari possibili di una specifica situazione che sarebbero potuti accadere o che potrebbero verificarsi. 

Quando avviene qualcosa del genere abbiamo a che fare con l’overthinking, ovvero con la mania del pensare troppo. Una mania, questa, che non è sinonimo di saggezza o profondità, ma spesso una trappola che ci blocca e logora.

Cos'è l'overthinking 

Overthinking è un termine oramai molto usato che significa letteralmente pensare troppo. Dietro a ciò che potrebbe sembrare innocuo e naturale si nasconde un disagio concreto che può anche diventare pericoloso per la nostra salute mentale. 

Con overthinking, infatti, ci riferiamo a quel bisogno quasi ossessivo di analizzare ogni dettaglio di ciò che è accaduto o potrebbe accadere. Si presenta sotto forma di preoccupazioni ripetitive, pensieri a catena e immagini di scenari ipotetici che ci vengono in mente di continuo.

È un’attività mentale che nasce in genere dall’ansia di controllo: cerchiamo di prevedere, anticipare e controllare tutto ciò che riguarda noi o anche gli altri. Perché questo loop è pericoloso? Perché ci fa allontanare dal presente e ci incastra in un vortice che genera solo stress e dal quale venir fuori può essere complicato.

Chi è più incline all’overthinking

Cadere nell’overthinking può succedere a chiunque: tutte le persone potrebbero essersi sentite dire da qualcuno almeno una volta “non ci starai mica pensando troppo?”. Tuttavia, a essere più inclini al pensare troppo spesso sono: 

  • persone ansiose, che hanno la tendenza a immaginare sempre il peggio
  • chi ha la mania della perfezione, e teme di sbagliare e quindi passa ore a rivedere mentalmente le proprie azioni
  • chi ha bassa autostima, ed ha la convinzione di dover dimostrare continuamente il proprio valore
  • persone iper-responsabili, che si sentono in dovere di gestire ogni cosa e ogni persona
  • persone che stanno attraversando periodi di forte stress o cambiamenti importanti.

Quando pensare troppo diventa rimuginio e ruminazione

L’overthinking è qualcosa che, più come pensare troppo, possiamo definire come pensare male. Questo tipo di pensiero, infatti, non è né utile né costruttivo, e non porta mai a qualcosa di buono. Molte volte, poi, non ci aiuta nemmeno ad arrivare a una conclusione, e per questo il ciclo ricomincia. 

Se riflettere su un problema è utile, pensarci in continuazione e in modo negativo diventa sterile e ripetitivo, e ci porta al rimuginio o alla ruminazione mentale. 

Queste due conseguenze sono due facce della stessa medaglia.

Il rimuginio riguarda il futuro, e ci porta a pensare cose del tipo “E se poi succede questo?”, “E se sbaglio?”.

La ruminazione riguarda invece il passato, e ci porta a rimproverarci cose del tipo: “Perché ho detto quella cosa?”, “Se solo avessi fatto diversamente…”.

Seppur leggermente differenti, entrambi ci portano sulla medesima strada: quella che ci inchioda, consumando la nostra energia mentale e alimentando in noi quel senso d’ansia.

Come smettere di pensare troppo

Come abbiamo già detto, smettere di pensare è impossibile. Possiamo però allenare la nostra mente a farlo in modo diverso e a gestire i pensieri negativi e quelli che ci ossessionano. Vediamo alcune azioni che possiamo mettere in pratica sin da subito.

Imparare a vivere nel presente

Pensare al presente e al qui e ora è uno di quei concetti talmente blasonati, triti e ritriti, da sembrare semplicemente una frase fatta. Eppure, nella sua semplicità, è essenziale. Imparare a farlo può essere difficile, ma possiamo iniziare a piccoli step. 

Il succo è riuscire a portare la nostra attenzione sulle piccole cose, allenando la consapevolezza. Possiamo per esempio concentrarci sul rumore dei nostri passi mentre camminiamo, sul cinguettio degli uccelli al mattino, sullo sciabordio delle onde durante una passeggiata in spiaggia. 

E quando ci accorgiamo che i nostri pensieri stanno ripartendo chissà dove, riportiamoli lì. 

Potrebbe essere utile anche praticare ogni mattina dei semplici esercizi di mindfulness. Un esempio? Proviamo a individuare cinque cose che possiamo vedere, quattro che possiamo toccare, tre che possiamo sentire, due che possiamo annusare e una che possiamo gustare.

Piccoli esercizi del genere ci aiutano a riancorarci al presente.

Imparare a lasciare andare ciò che non si può cambiare

L’overthinking può nascere dal tentativo e dalla necessità di controllare situazioni che non dipendono da noi. Una cosa che possiamo fare per imparare a lasciare andare ciò che non possiamo cambiare è chiederci di volta in volta: "Posso fare qualcosa ora?"

Se la risposta è sì, allora proviamo a mettere in pratica la nostra soluzione. In caso contrario, non ci resta che accettare la cosa e passare oltre.

Un esercizio utile in questo caso potrebbe essere usare la tecnica delle "cose fuori dal mio controllo". Consiste nello scrivere su un foglio le cose che ci preoccupano, suddividendole in due colonne: cose controllabili e cose non controllabili. Così facendo, possiamo avere chiare le cose su cui possiamo lavorare e quindi su cui vale la pena focalizzarci.

Dedicarsi ad attività che distraggono

Un modo per gestire i pensieri è impegnare la nostra mente in altre attività. Distrarci ci permette infatti di spegnere per un attimo il cervello, o quantomeno di usare le nostre energie in maniera più soft. 

Per farlo, possiamo fare del sano puttering o scegliere di dedicarci ad attività che richiedano una dose minima di concentrazione: preparare una torta, riordinare una stanza, fare un puzzle, dipingere, leggere, fare giardinaggio eccetera.

Il cervello così smette di rimuginare, perché impegnato a gestire un compito specifico.

Mettere nero su bianco le preoccupazioni

Sappiamo che scrivere e fare journaling ha un effetto liberatorio.

Anche in queste circostanze, mettere su carta i nostri pensieri ci permette di vederli come dall’esterno e di prenderli per quello che sono.

Potrebbe quindi essere utile tenere un diario della sera dove scriviamo ciò che ci ha tormentato durante il giorno, oppure provare il metodo brain dump e scrivere tutto ciò che ci passa per la testa, senza badare a logica e grammatica. Una volta finito, dobbiamo solo chiudere il diario e lasciare i nostri pensieri lì.

Imparare ad apprezzare la noia

Oramai la società di oggi ci porta a credere che ogni minuto della nostra vita debba essere per forza vissuto al massimo, produttivo e stimolante. E invece abbiamo perso di vista l’importanza della noia. Imparare ad apprezzare la noia è importante per permettere al cervello di fare una sorta di reset, di riorganizzare i pensieri in modo più sano per produrne di nuovi e più utili.

Per questo è essenziale prendersi dei momenti in cui non facciamo proprio nulla per interrompere il ciclo di tutti quei pensieri invasivi. 

“La noia è la scintilla della creatività”, e molto spesso ci porta a idee davvero straordinarie!

 

Foto di Cup of Couple

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