La cultura giapponese è piena di quelle parole intraducibili in italiano, più difficili da spiegare che da fare proprie. Una di queste è Shoganai.
Se volessimo trovare un significato più vicino alla nostra cultura, potremmo trovarlo nella filosofia del c'est la vie, un modo per dire “non si può far nulla, inutile preoccuparsi”.
Non parliamo però di un’espressione di rassegnazione, come si potrebbe pensare, ma di un invito ad accettare serenamente ciò che è al di fuori del nostro controllo.
Shoganai: un concetto tutto orientale
Tendiamo a credere che dobbiamo sempre lottare contro le avversità, modificare ciò che non ci piace e trovare soluzioni ai nostri problemi a ogni costo.
Secondo i giapponesi, invece, per vivere meglio dovremmo imparare l’arte del lasciare andare, per non rimanere intrappolati nel vortice della ruminazione mentale e concentrarci su ciò che possiamo migliorare nelle nostre vite.
Pensiamoci un attimo. Quante volte ci siamo ritrovati a rimuginare su un evento passato o su un’ingiustizia subita? Quante energie abbiamo sprecato preoccupandoci di cose che erano già accadute o che non potevamo in alcun modo modificare?
Ecco, lo Shoganai ci aiuta a liberarci di questo fardello per spostare il focus su ciò che conta davvero.
Il paradosso del controllo: meno lotti, più sei libero
Partiamo da una scomoda verità. Rimuginare sul passato, colpevolizzarci per errori commessi o imbestialirci per ingiustizie subite non porta a nulla di buono. Non cambia il passato, non migliora il futuro. Consuma solo la nostra energia.
Viviamo con l’illusione di poter controllare ogni cosa: il nostro futuro, le reazioni altrui, gli eventi imprevisti. Ma la realtà è diversa. Più cerchiamo di controllare l’incontrollabile, più diventiamo infelici.
Per capire il concetto, possiamo immaginare di essere in mezzo a un fiume in piena. Se cerchiamo di risalire la corrente con tutte le nostre forze non solo non arriveremo da nessuna parte, ma esauriremo anche ogni energia. Se invece imparassimo a lasciarci trasportare dalla corrente senza opporre resistenza, potremmo trovare un punto in cui la corrente è più calma e nuotare verso la riva.
Lo stesso vale per la vita. Accettare che certe cose sfuggano al nostro controllo ci rende più forti, non più deboli.
Cosa possiamo controllare davvero?
Se alcune cose non possono essere cambiate, su cos’è che possiamo invece lavorare? L’unica cosa che possiamo controllare è il modo in cui reagiamo a ciò che ci capita. Lo Shoganai si basa proprio su questo principio e ci invita a porci delle domande quando ci troviamo di fronte a una situazione difficile.
La cosa è piuttosto semplice.
Possiamo fare qualcosa per cambiare le cose che ci fanno stare male? Se sì, agiamo. Se no, allora accettiamole e andiamo avanti.
La situazione per cui proviamo rabbia o dispiacere avrà ancora importanza tra un mese, un anno o dieci anni? Quasi sempre la risposta è no, per cui non vale la pena preoccuparsene.
Insomma, la sostanza è questa: non abbiamo il controllo su ciò che ci succede, ma abbiamo il potere di decidere come reagire. E il destino, qui, non conta nulla.
Come mettere in pratica lo Shoganai nella nostra vita
Parlare dello Shoganai è più difficile che metterlo in pratica. Per integrarlo nella nostra vita, infatti, possiamo abbracciare alcune piccole abitudini.
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Praticare la consapevolezza e il distacco emotivo
Uno dei modi più efficaci per applicare Shoganai è praticare la consapevolezza. Invece di reagire d’impulso alle situazioni, proviamo a osservarle con distacco.
Quando ci troviamo in una situazione frustrante, per esempio, proviamo a fare un respiro profondo e analizziamola come se la stessimo guardando da estranei. Se non possiamo fare nulla, portiamo la nostra attenzione su un altro piccolo problema che invece possiamo risolvere.
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Imparare a lasciar andare il passato
Il più grande nemico della serenità? Il passato. Non lasciarlo andare, pensando e ripensando a errori e fallimenti, è solo un peso.
Proviamo a liberarcene, intrappolandolo per sempre. Un modo per farlo è scrivere su un foglio ciò che ci tormenta per poi bruciarlo o strapparlo. Questo piccolo gesto può avere un grande impatto psicologico.
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Accettare l’imperfezione con il wabi-sabi
Il concetto giapponese di wabi-sabi ci insegna ad accettare l’imperfezione come parte della bellezza della vita. Se siamo dei perfezionisti e fatichiamo a tollerare errori o imprevisti, dovremmo provare a cambiare prospettiva. Anziché vedere le imperfezioni come difetti, consideriamole come parte dell’esperienza umana.
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Usare il mantra “Shoganai” nei momenti di stress
Quando ci troviamo in una situazione che non possiamo cambiare, ripetiamo mentalmente: “Shoganai”. Questa semplice parola può diventare un mantra per aiutarci a ridurre l’ansia e a riportarci al momento presente.
Abbiamo perso l’autobus per andare al lavoro e siamo in ritardo? Shoganai! Non abbiamo completato la to-do-list che ci eravamo prefissati? Shoganai! Abbiamo dimenticato le chiavi dell’auto chiuse dentro l’auto? Ancora, Shoganai!
Insomma, qualunque cosa accada, proviamo quindi a chiederci: “Vale davvero la pena tormentarsi così tanto per questo?” Se la risposta è no, allora facciamo un respiro profondo, ingoiamo il rospo e andiamo avanti. Shoganai!
