Sindrome dell'Impostore, cos'è e come vincerla per vivere meglio il proprio lavoro

"Sei qui per caso, prima o poi scopriranno che non vali così tanto." Se la sindrome dell’impostore avesse una voce, probabilmente pronuncerebbe queste parole e le farebbe risuonare continuamente nella mente di chi attacca.

In realtà, questa voce sussurrante non è poi così fantasiosa. Potrebbe capitarci di sentirla per davvero, e quando ciò accade le emozioni che è capace di suscitare sono tutto fuorché positive. 

Anche a te è capitato di sentirla? Sappi allora che non sei l’unica persona al mondo. 

Cos'è la sindrome dell'impostore: sentirsi inadeguati in tutto

La sindrome dell’impostore non è una malattia, né una debolezza di carattere. È una condizione psicologica che pare colpisca più persone di quanto si possa immaginare, portando loro a dubitare costantemente delle proprie capacità, anche di fronte a risultati oggettivi.

In particolare, uno studio pubblicato su Springer Nature Link (che ha coinvolto 14.161 partecipanti tra studenti, medici, infermieri, manager e altre categorie professionali) ha dimostrato come questa sindrome sia più diffusa tra le donne e le minoranze etiche.

Chi ne soffre, in sostanza, tende a pensare di aver ottenuto il proprio posto grazie a una coincidenza, alla fortuna o alla troppa bontà altrui. Ogni traguardo viene sminuito, ogni errore ingigantito, ogni complimento viene considerato come immeritato.

Hai mai pensato a una di queste tre affermazioni?

  • "Non ho abbastanza competenze per questo ruolo."
  • "Se ho ricevuto questo riconoscimento è solo perché gli altri sono stati indulgenti."
  • "Prima o poi si accorgeranno che non valgo quanto pensano."

Se la risposta è sì, allora anche tu hai avuto a che fare almeno una volta con la sindrome dell’impostore. Riconoscerla, come per tutte le altre condizioni psicologiche, è importante per non lasciarsi travolgere e per affrontarla una volta per tutte.

La sindrome dell'impostore al lavoro: come riconoscerla

La sindrome dell’impostore non si manifesta allo stesso modo per chiunque. Ci sono però alcuni segnali comuni che, se riesci a individuare spesso, meritano attenzione. Vediamone alcuni.

Tendi a sminuire i tuoi successi

Se quando ricevi un complimento, il tuo primo istinto è rispondere con frasi del tipo "È stato facile", o peggio "Chiunque avrebbe fatto lo stesso al mio posto", allora potrebbe esserci un problema. 

Questo tuo sminuire il lavoro svolto potrebbe essere sintomo dell’incapacità di riconoscere il tuo valore e il contributo reale che hai dato in una determinata situazione. 

Spesso rispondiamo usando frasi del genere per circostanza oppure per gentilezza, pensando di non fare poi chissà quale errore, e invece anche in questo semplice e apparentemente banale modo ci stiamo auto-sabotando.

Hai paura di chiedere aiuto

La sindrome dell’impostore molte volte va a braccetto con quella ricerca assidua e insensata del perfezionismo. Più non ci sentiamo all’altezza di un compito più cresce dentro di noi l’esigenza di non poter sbagliare e di non poter chiedere aiuto. Ci convinciamo che sbagliare o chiedere un confronto o un chiarimento equivalga a dimostrare di avere ragione, ovvero di non essere all’altezza.

Questo però ci porta solo a caricarci tutto il peso sulle spalle, aumentando stress e ansia. E sai in cosa sfocia tutto ciò, a sua volta? Nella sindrome di burnout.

Ogni errore ti sembra una catastrofe

Anche un piccolo sbaglio o una dimenticanza banale diventa la conferma di essere davvero fuori posto. Molto spesso siamo eccessivamente duri con noi stessi, pretendiamo l’impossibile e, pur di apparire professionali per come la società ci vuole (infallibili, perfetti, super produttivi) mettiamo in discussione anche il nostro valore come persone.

Invece di considerare uno sbaglio parte naturale dell’essere professionisti e motivo di crescita, viviamo l’errore come un fallimento personale.

Eviti di candidarti a nuove opportunità

Un altro “sintomo” della sindrome dell’impostore è preferire rimanere in quella che chiamiamo la nostra zona di comfort. Spesso, il timore di non essere all’altezza ci immobilizza, ci costringe a rimanere dove siamo anche se il nostro valore e le nostre competenze potrebbero portarci più in alto, più lontano.

Il timore di non essere capace di gestire un incarico diverso, o di non meritarlo, ci blocca sul nascere. E finiamo per accontentarci.

Cinque suggerimenti per superare la sindrome dell'impostore al lavoro

Chi convive con la sindrome dell’impostore deve rassegnarsi a farlo per sempre? Assolutamente no. Ci sono metodi e strategie che si possono applicare sin da subito, in autonomia o con l’aiuto di un professionista se necessario. 

  1. Scrivi nero su bianco i tuoi risultati

Quando senti di essere non all’altezza di qualcosa o ti rimproveri di valere meno di zero, ricordarti quanto vali può essere di grande aiuto. 

Una buona abitudine potrebbe essere quella di tenere un quaderno o un file dove annoti ogni piccola vittoria. Potresti mettere per iscritto ogni complimento ricevuto, ogni ringraziamento o ogni problema che hai saputo risolvere con successo. Rileggere tutti i tuoi traguardi ti farà rivalutare il tuo valore reale.

  1. Concediti il diritto di non sapere tutto

Anche il medico più esperto o il collega più navigato può sbagliare e avere bisogno di un parere. Accettare di non essere onnisciente non ti rende meno professionale. Anzi, è un segno di maturità e rispetto per il lavoro che fai. 

Se non sai qualcosa, chiedi. Se commetti un errore, correggilo. Non c’è niente di male a essere umani.

  1. Impara a ricevere i complimenti

Quando qualcuno ti fa un apprezzamento non rispondere subito con "è stato facile". Prova invece a dire semplicemente "Grazie, sono felice che il mio lavoro sia stato utile".

All’inizio sembrerà strano ma con il tempo diventerà naturale, e ti aiuterà a capire che sì, quell’apprezzamento l’hai proprio meritato. 

  1. Cambia il modo in cui ti parli 

Spesso il nostro dialogo interiore è più duro di qualsiasi giudizio esterno. Smettila di ripeterti frasi come "Non sono capace" e sostituiscile con pensieri più positivi e oggettivi come "Questa cosa mi mette alla prova, ma posso affrontarla". La consapevolezza e la determinazione ti farà sempre eccellere in quello che fai.

  1. Frequenta colleghi positivi

L’ambiente lavorativo che ci circonda ha un peso notevole sul nostro umore e sul nostro modo di vedere le cose. Avere attorno colleghi tossici, che pensano solo alla competizione e a demolire gli altri, non è né d’aiuto né stimolante. 

Piuttosto, cerchiamo sempre di scegliere con cura le persone con cui confrontarci, riconosciamo il valore del lavoro altrui e pretendiamo che anche gli altri facciano lo stesso, impariamo a incoraggiare e supportare gli altri e a ricevere lo stesso trattamento. 

Promemoria: tu meriti i tuoi successi

La sindrome dell’impostore è più diffusa di quanto si creda e proprio in ogni settore lavorativo, quello sanitario incluso. Un po’ perché questo lavoro in particolare mette sempre a contatto con il dolore, il rischio e la fragilità umana, un po’ perché il sistema tende spesso a non valorizzare abbastanza chi cura.

Imparare a riconoscere questa condizione psicologica dannosa e disinnescarla, però, si può. Il primo passo è accettare di meritare il posto che occupiamo e i nostri successi. Il secondo è smettere di misurare il nostro valore solo con gli occhi degli altri. Il resto verrà con il tempo e con la voglia di essere gentili, prima di tutto, con noi stessi.

 

Foto di cottonbro studio

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