Nomofobia, la paura incontrollata di rimanere sconnessi 

Secondo una ricerca recente condotta da Censuswide per Amazon Kindle (fonte Ansa), il 91% degli italiani controlla il proprio smartphone fino a 80 volte ogni ora, nell'attesa di ricevere una nuova notifica o di cercare inconsciamente nuovi stimoli.  Questo dato è sicuramente preoccupante se aggiungiamo anche il fatto che la maggior parte delle persone non riesce a staccarsi dal telefono se non quando va a dormire.

Questa condizione ha un nome e si chiama nomofobia, e se non riesci a vivere nemmeno un paio d'ore senza il tuo cellulare probabilmente ne hai a che fare anche tu.

Vediamo insieme quali sono le abitudini di chi è dipendente dal telefono, i problemi che ciò può causare e le strategie per riconoscere e affrontare questo disturbo.

Cosa significa nomofobia

Viviamo in un’epoca in cui lo smartphone è diventato parte di noi. Lo usiamo per lavorare, comunicare, svagarci, informarci, praticamente sempre. Lo usiamo così tanto che non averlo con noi è spesso impensabile e la paura di rimanere senza provoca ansia e smarrimento. 

Queste sensazioni stanno alla base della nomofobia, un termine che deriva proprio da no-mobile phobia, e alla lunga possono avere effetti negativi sulla salute mentale.

Sì, perché l’idea di perdere il contatto con il mondo digitale pare possa scatenare sintomi simili a quelli dell’astinenza da sostanze: attacchi di panico, tachicardia, irrequietezza.

Questo perché lo smartphone è ormai parte del nostro sistema di gratificazione. Abbiamo paura di rimanere fuori dal mondo (FOMO), di perderci ciò che di divertente accade là fuori. E così, ogni volta che riceviamo una notifica o scrolliamo il feed dei nostri profili social ci sentiamo gratificati perché pensiamo di trovare qualcosa di bello, nuovo e interessante. E non sapendo quando di preciso possiamo effettivamente trovare tutto questo, tendiamo a controllare infinite volte, da quando apriamo gli occhi fino a quando li chiudiamo.

La dipendenza da smartphone: le abitudini di chi ne è schiavo per tutta la giornata

Non tutte le persone che usano molto lo smartphone ne sono dipendenti, ma ci sono segnali chiari che indicano un uso problematico. 

Secondo lo studio, il 28% dei 2 mila italiani partecipanti guarderebbe e aspetterebbe le notifiche fino a prima di andare a dormire, cosa nettamente sconsigliata da esperti e medici. Altri studi precedenti, avevano già segnalato l'uso sconsiderato ed eccessivo dello smartphone, scoprendo che ben il 90% delle persone usano il telefono anche in bagno

Facciamo uso dello smartphone in situazioni inadeguate, mentre guidiamo, mentre siamo a tavola, mentre guardiamo un film. Talvolta non resistiamo ad accantonare il nostro telefono neppure quando siamo in compagnia di altre persone.

Questo fenomeno, in particolare, prende il nome di phubbing (da phone snubbing cioè snobbare) e si riferisce all'atteggiamento poco carino che abbiamo di controllare il telefono trascurando chi ci sta intorno e che magari è lì con noi per godersi un'uscita tra amici o una cena in pizzeria.

A tutto questo, si aggiunge anche il panico se siamo fuori casa e la batteria è scarica o non c'è connessione, e la tendenza ad aprire e chiudere le app senza un motivo preciso e solo per passare il tempo, anche quando siamo sul divano la sera a guardare un film.

Insomma, oramai non si riesce a stare più di pochi minuti senza verificare messaggi, e-mail o social. E tutte queste abitudini sono proprie di una persona dipendente da smartphone.

I rischi della nomofobia

La nomofobia non è solo una cattiva abitudine: ha conseguenze concrete sulla salute mentale e fisica.

Il bisogno di essere sempre connessi ci fa infatti stare costantemente in ansia, in allerta, ci impedisce di rilassarci come dovremmo e ci espone a stress e crolli emotivi.

Quando poi guardiamo lo schermo la sera, la luce blu può avere effetti negativi sul nostro ritmo circadiano, e questo di traduce in scarsa qualità del sonno e fatica ad addormentarsi.

A livello fisico, inoltre, tensione muscolare, mal di testa, problemi posturali e affaticamento degli occhi sono comuni in chi usa troppo lo smartphone.

Ma non solo. La dipendenza da telefono ha effetto anche dal punto di vista mentale e sociale. Parliamo infatti di una condizione che compromette la produttività, la capacità di concentrarsi e di ricordare le cose e che, paradossalmente, aumenta il senso di solitudine.

Uno studio su nomofobia e ansia da connessione tra gli infermieri

La nomofobia è un problema che sembra interessare sempre più anche il settore ospedaliero. Uno studio pubblicato sull’Italian Journal of Nursing ha analizzato come la nomofobia influenzi gli infermieri delle aree critiche, mettendo in luce le difficoltà legate alla dipendenza da smartphone in un contesto così delicato.

L’obiettivo della ricerca era esplorare come l’uso eccessivo dello smartphone possa incidere sulla salute mentale degli infermieri e sulla qualità dell’assistenza ai pazienti. 

Per farlo, sono state condotte interviste con infermieri di area critica tra settembre e dicembre 2023. 

Quando lo smartphone diventa un problema in corsia

Dai racconti degli infermieri sono emersi diversi aspetti preoccupanti.

Molti hanno ammesso di non riuscire a staccarsi dal telefono nemmeno durante il turno, con un bisogno compulsivo di controllare notifiche, social e messaggi.

Altri hanno anche notato un calo della concentrazione, dimostrando come l’uso del telefono rischia di compromettere la comunicazione con i colleghi e la capacità di gestire situazioni critiche. A questo si aggiungono poi conseguenze fisiche, come mal di testa, tensione muscolare e affaticamento visivo.

Inoltre, l’utilizzo degli smartphone in ambienti critici è stato anche identificato come una possibile fonte di contaminazione batterica.

Come vedi, lo studio sottolinea un aspetto importante: se non gestita correttamente, la tecnologia può diventare un ostacolo anziché un aiuto. Trovare un equilibrio tra vita digitale e reale è ora più che mai fondamentale, soprattutto in ambito sanitario, affinché gli infermieri possano concentrarsi al meglio sul loro compito più importante: la cura dei pazienti.

Come ridurre la dipendenza da smartphone

Superare la nomofobia non significa privarsi del telefono, ma recuperare il controllo del suo utilizzo. Se pensi di avere un problema con l’uso del tuo smartphone, queste sono alcune delle cose che puoi fare.

  1. Imposta limiti di tempo

Le app di monitoraggio aiutano a ridurre il tempo trascorso davanti allo schermo. Puoi impostare limiti giornalieri per social media o altre app che usi troppo.

  1. Crea zone o momenti smartphone free

Stabilisci degli ambienti o momenti della giornata in cui lo smartphone è vietato: a tavola, al lavoro, in camera da letto, quando esci con gli amici. Questo aiuta a ristabilire il contatto con la realtà e con le persone.

  1. Disattiva le notifiche 

Le notifiche attivano un meccanismo di ricompensa che rende lo smartphone irresistibile. Disattivare quelle non necessarie ti aiuta a vincere la tentazione di controllare il telefono di continuo.

  1. Riscopri il piacere delle attività offline

Leggere un libro, fare una passeggiata, praticare sport o meditare sono attività che aiutano a staccarsi dallo schermo e a migliorare il benessere mentale. Preferisci una di queste cose da fare allo scroll insensato dei social.

  1. Fai digital detox

Prova a trascorrere un weekend senza smartphone o giornate a connessione limitata. Questo può aiutarti a riprendere il controllo e a ridurre la dipendenza. Un po’ di sano digital detox ogni tanto è un bene.

  1. Coltiva relazioni dal vivo

Niente può sostituire il contatto umano. Dedica più tempo agli amici e alla famiglia, e combatti la voglia di cercare di instaurare solo relazioni virtuali.

Sul web si ha sicuramente la possibilità di incontrare persone interessanti e meravigliose, con le quali si possono realmente stringere rapporti d’amicizia o lavorativi. Questo però non significa dover mettere da parte la vita reale e i rapporti in carne e ossa che abbiamo già.

Usare il telefono e la tecnologia in modo consapevole e più equilibrato è necessario per dare il giusto peso ai due aspetti della nostra vita, quello virtuale e quello reale, e per capire che l’ago della bilancia dovrebbe sempre pendere più sulla vita vera. In fondo è solo qui che possiamo goderci la vita e vivere il momento.

 

Foto di Porapak Apichodilok

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