Flush e lock nella gestione degli accessi venosi

Il nostro assistito ha terminato una fleboclisi e dopo 12 ore deve ripetere l'infusione della terapia, siamo nuovi del reparto al primo giorno e chiedo a un collega.

Mi dice di fare un flush della via poi passa un altro collega e brontola perchè non ho fatto un lock... quindi la confusione.

Flush e lock sono due procedure a prima vista molto simili ma hanno principi diversi.

L'intro sopra è una storiella inventata che credo possa capitare a tanti colleghi, lo so che si sa, che flush e lock sono due tecniche ben precise, una conseguente all'altra che hanno e mantengono obiettivi diversi.

Ho trovato un bell'articolo che mi ha dato l'incipit per riprendere un argomento forse dato per scontato.

Il flush o flushing

Come dire un  risciacquo da effettuare alla fine dell'infusione utilizzando una siringa da 10 ml con un volume di soluzione fisiologica adeguato al device, da introdurre in modo pulsato (attenzione che non sia troppo vigoroso).

Sono due i momenti in cui può essere effettuato un flush:

  • durante l'infusione,
  • al termine dell'infusione.

Obiettivo del flush è rimuovere i vari residui di farmaci o aggregati che si possono formare durante l'infusione per evitare che l'interazione fra farmaci crei depositi.

I depositi che a loro volta possono causare dei problemi di queste, ostruire il flusso o essere un terreno di coltura sono le principali.

I depositi possono essere dati dalle soluzioni che infondiamo o anche dallo stesso paziente durante l'infusione, se si muove abbiamo una variazione della pressione ed un reflusso di sangue nel circuito.

Se abbiamo il sospetto di un coagulo o di un aggregato di farmaci che sia causa di ostruzione il primo step è controllare la pervietà e poi valutiamo per un flush, operazione che in questo caso ci conferma se poter riprendere l'infusione o meno.

Quando abbiamo finito l'infusione di una nutrizione parenterale totale o un antibiotico o altro con il flush pulsato si rimuovono eventuali residui e concludiamo l'infusione. 

Il lock o locking

Essenzialmente lo si potrebbe tradurre con blocco o bloccaggio, ma cosa bloccare o tener fermo.

Visto che nel tempo che intercorre da un infusione all'altra, se il volume interno è contaminato, crescono i batteri, se il device ha la punta aperta il sangue per diffusione si mescola con il volume interno, obiettivo del lock è impedire o cercare di ridurre il rischio di tutto questo.

Il lock ha come obiettivo:

  • la sconnessione sicura che impedisce il reflusso all'interno del catetere venoso utilizzato,
  • lasciare in sitù una sostanza attiva.

Il reflusso può essere impedito anche con sistemi a valvola che reflusso che sono in grado di restituire una pressione positiva, ma generalmente non sono utilizzati perchè costosi.

Un effetto antireflusso si ottiene anche con se si usa un rubinetto a 3 vie durante la sconnessione.

Luogo comune o modo di dire sbagliato è che un tappino a pressione positiva possa lasciare una pressione positiva in sede e per un tempo prolungato che va oltre il semplice istante di disconnessione, dato che è come pensare di gofiare un palloncino con un buco enorme dall'altra parte.

Il lock è molto studiato, nelle ricerche su PubMed ci sono numerosi confronti fra una sostanza attiva che blocchi la crescita di microrganismi o la formazione di coaguli o trombi con una sostanza che ha solo le proprietà idrauliche di un fluido.

Se cercate su pubmed (LINK) il lock prevede utilizzo di sostanze farmacologicamente attive come antibiotici, eparina, alcool etilico ed a seconda dei casi o è una procedura di manutenzione o è una vera e propria terapia (tanti gli studi che non hanno dato soddisfazione ai ricercatori).  

Due momenti

  • Il primo nella somministrazione/infusione della terapia che può iniziare con il posizionamento della via, l'infusione e il flush che io posizionerei come detto sopra o nel mezzo dell'infusione se devi controllare la via (agocannula) o se concludi l'infusione.
  • Il secondo momento è quello in cui il paziente nostro assistito deve avere un presidio che si porta con se in sicurezza per un periodo variabile da poche ore fino anche giorni.

In questo secondo caso il lock è la scelta di quale ambiente interno creare e questo dipende dal presidio utilizzato.

Un articolo consigliato 

Le immagini sono tratte dall'articolo "Flushing and Locking of Venous Catheters: Available Evidence and Evidence Deficit"  di Godelieve Alice Goossens disponibile in free full text su PubMed, consigliato.

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port residui

Se l'immagine dei residui nella camera del port vi impressiona benissimo, andate a vedere il perchè in un articolo precedente (LINK).

Una considerazione semplice la tecnica di blocco deve essere adattata al catetere venoso in uso, condivisa e ne deve essere verificato l'apprendimento data la sua importanza, per approfondimenti l'articolo "Flushing and Locking of Venous Catheters: Available Evidence and Evidence Deficit"  di Godelieve Alice Goossens è perfetto, affronta molto bene gli aspetti teorici e tecnici mostrando tabelle con i volumi interni.

volume diametro lunghezza

 

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