La notizia è di pochi giorni fa: l'AUSL cede il ramo d'azienda ortopedia all'Istituto Ortopedico Rizzoli. Non solo i posti letto, ma tutto il pacchetto, compresi infermieri e OSS.
È la prima volta che si parla di cedere infermieri e OSS esattamente come fanno con i bandi per le pulizie, dove il personale cambia datore di lavoro a seconda del proprietario che vince l'appalto.
Potrebbe sembrare una riorganizzazione ma di solito, quando si riorganizza, si parla di aspetti burocratici come convenzioni e procedure.
Ma nella recente comunicazione sembra che l'AUSL di Bologna ceda i professionisti come se fosse nella sua disponibilità decidere che un infermiere, che ha vinto il concorso, possa essere un bene dell'azienda.
I sindacati CISL FP e Nursind hanno iniziato a farsi sentire.
Questo l'inizio del comunicato della CISL FP (link all'articolo completo).
AUSL di Bologna e Istituto Ortopedico Rizzoli hanno di recente annunciato nelle rispettive sedi di confronto sindacale l’intenzione di procedere con una grande riorganizzazione della rete ortopedica a livello metropolitano che prevederebbe l’acquisizione da parte dello IOR del personale del comparto oggi impegnato in questa specialistica nelle strutture della AUSL di Bologna attraverso una vera e propria cessione di ramo d’azienda.
Le aziende hanno fornito solo una prima informativa generica senza numeri di dettaglio ma si tratterebbe di circa un centinaio di lavoratori fra infermieri e OSS afferenti ai reparti di Ortopedia dell’Ospedale Maggiore e dell’Ospedale di Bentivoglio, a cui si aggiungono quelli impegnati nell’attività ortopedica delle sedi territoriali di Porretta Terme, San Giovanni in Persiceto, Budrio e presso gli ambulatori territoriali.
La Cisl FP ha espresso da subito la contrarietà rispetto all’utilizzo dello strumento di cessione di ramo d’azienda, che creerebbe anche un precedente importante per la sanità metropolitana, e ha avvertito le aziende di evitare i consueti “blitz” estivi per realizzare questo progetto che si scontra con forti preoccupazioni del personale del comparto. Non è chiaro inoltre quali sarebbero i benefici per gli ambulatori dell’Istituto Ortopedico Rizzoli che gestiscono le prese in carico dei pazienti post trauma e post intervento nell’ambito delle collaborazioni già oggi esistenti fra le due aziende con problemi di sovraccarico di prenotazioni importanti.
Antonella Rodigliano del Nursind entra più nel dettaglio con una lettera:
Secondo le informazioni di Antonella Rodigliano, sarebbero coinvolti i reparti di ortopedia dell'Ospedale Maggiore e degli Ospedali di Bentivoglio, Porretta Terme, San Giovanni in Persiceto e Budrio.
I reparti verrebbero coinvolti in una riorganizzazione che li vedrebbe ceduti allo IOR e, dal punto di vista del paziente, potrebbe sembrare un'opportunità di ricevere le migliori cure stando nel piccolo ospedale di provincia.
Io non credo che cambierà molto. Allo IOR, per fare gli interventi sulla schiena, hanno il letto chirurgico in fibra di carbonio e la TAC intraoperatoria.
Dubito che queste tecnologie saranno portate negli ospedali di provincia. Forse sarà più semplice per i casi complessi essere trattati dagli specialisti IOR. E questo è un bene.
Ma non si tratta solo di affittare spazi e gestirli.
I sindacati hanno evidenziato la cessione anche di infermieri e OSS, ovvero, chi ci lavora da anni viene... ceduto.
Paradossalmente, chi è in ferie, quando torna al lavoro, si sente dire: "Caro/a, hai lavorato bene, ti cediamo ad un altro datore di lavoro... a gratis..." (risata fragorosa, sono sarcastico perché non credo che l'operazione sia a titolo gratuito).
I sindacati hanno usato un termine importante: "cessione di un ramo d'azienda". In fondo, oggi i grandi ospedali sono vere e proprie aziende e questa manovra lo conferma.
Ora le domande sorgono spontanee:
- Ma perché l'AUSL Città di Bologna, che è sempre in carenza di personale, può cedere dei lavoratori che hanno un contratto con lei?
- Non è il lavoratore che ha il diritto di scegliersi il datore di lavoro?
- Perché l'AUSL di Bologna cede e rinuncia alla chirurgia ortopedica, uno dei settori più remunerativi dell'ospedalità privata? Forse ci sono problemi organizzativi irrisolti. C'è più guadagno a non fare la chirurgia ortopedica? È un controsenso.
- Forse l'AUSL di Bologna è stata abbagliata dalla posizione dominante dello IOR?
Questa è la prima volta che succede una cosa del genere e che sento il termine "cessione di un ramo d'azienda" per un'azienda sanitaria.
Ma in realtà, gli ospedali sono sempre più frammentati e ceduti a proprietari, un pezzetto alla volta, con le lenzuola dei letti, il portantinaggio, i magazzini della farmacia. C'è tanto che può essere ceduto a dei proprietari terzi.
Questa è la prima volta per il personale infermieristico e OSS.
Eravamo abituati a vedere i lavoratori delle pulizie essere ceduti al nuovo appaltatore di turno, oggi tocca al personale sanitario, con una modalità che non è molto diversa.
Quando ti dicono che lavorare in un ospedale pubblico è da fortunati, è perché non sanno che gli ospedali non esistono più.
Oggi sono tutte aziende sanitarie.
Questa è una situazione nuova e complessa. Per essere tempestivamente informati, è necessario che gli infermieri e gli OSS si iscrivano a dei sindacati per seguire da vicino gli eventi.
È necessario essere informati tempestivamente per capire se si possono avere delle condizioni più favorevoli.
Dubito che i colleghi di quei reparti possano contare sulla solidarietà dei colleghi in reparti adiacenti che in questo momento staranno pensando: "In fondo a me non è capitato".
Il rischio di essere trasferiti se lo IOR decide di chiudere un reparto e farci ambulatori c'è, dato che lo IOR non ha partecipato all'ultimo concorso per infermieri.
Forse è una bufala estiva ma se non è così, cercherò di essere aggiornato.
