Lavorare a contatto con la malattia può portare gli infermieri ad avere uno stress eccessivo, il carico di lavoro contribuisce poi ad aumentare la tensione quotidiana e rende più faticoso il lavoro sia fisicamente che psicologicamente.
Chi lavora a stretto contatto con la morte o con persone in pericolo di vita vive un forte turbamento psicologico che in alcuni casi è un aspetto cruciale nelle persone che decidono di togliersi la vita.
Un altro fattore di ansia e stress è la tipologia di lavoro, molto preciso e di grande responsabilità, e se avvengono errori ad esempio nel dosaggio di farmaci che posssono risultare pericolosi per i pazienti, si può incorrere in un forte trauma per l'infermiere.
Infermieri e suicidi, qual'è la dimensione del problema?
Il problema esiste, un altro caso si è verificato anche pochi giorni fa quando una collega a Eboli si è tolta la vita.
Cercando su Google si trovano numerosi articoli, l'anno scorso in Francia gli infermieri scioperarono per sensibilizzare i cittadini al problema (LINK), cercando con google Infermieri Suicidio fra le notizie ci sono numerosi casi.
La dimensione del problema è affrontata in Francia e in Inghilterra, ma ad esempio negli Stati Uniti i dati sono rilevati ma non divulgati mentre in Italia il problema è... ignorato?
In Inghilterra si sono attivati con un progetto in 3 parti per prevenire il suicidio tra gli infermieri, il programma chiamato UCSD, le tre parti del progetto sono:
- Code Lavender,
- Caregiver Support Team,
- The Healer Education Assessment and Referral (HEAR) program.
1- Il Code Lavender consiste nell’avvicinarsi a un collega che magari sta passando un periodo difficile o che è visivamente turbato facendogli sapere che qualcuno si è accorto di lui e lo ascolta in mancanza di parole di conforto si può ricorrere ad alcuni semplici oggetti regalo e verificare se risultano graditi.
Grazie a questo primo approccio è possibile far si che la persona si apra e fargli capire che c'è chi si interessa a lei e se è opportuno spingerla a cercare
un aiuto professionale.
2- La seconda parte consiste nello specializzare delle persone apposta per identificare attivamente quelle che risultano depresse o a rischio di suicidio per essere in grado di dare un "pronto soccorso emotivo/psicologico"; in questo caso è necessario un corso di formazione con uno psicologo.
3- La terza e ultima tappa è un programma che s'identifica con la sigla HEAR (Healer Education Assessment and Referral Program ) il quale era già in uso da sette anni per i medici dell' UCSD ma dopo una serie di suicidi da parte degli infermieri hanno deciso di estendere il programma al personale infermieristico nel 2016.
Questo programma è suddiviso in due fasi:
nella prima fase vengono fornite delle presentazioni educative per provare a sensibilizzare le persone sulla depressione e sul suicidio e per sottolineare che non c'è nulla di male a cercare un aiuto quando si soffre di problemi mentali;
nella seconda fase c'è uno strumento di indagine digitale basato su un questionario online che viene inviato una volta all'anno con lo scopo di individuare coloro che sono più a rischio e facilitargli la connessione con gli specialisti di salute mentale.
La scelta di avere dei piani per prevenire il suicidio fra i professionisti della sanità è ammirevole, le vittime ci sono e solo alcune fanno notizia (ma non abbastanza) altre invece restano nel silenzio e nel dolore di familiari ed amici, non so quanto tempo ci vorrà perchè sindacati, datori di lavoro e istituzioni si accorgano del problema ma parlarne è il primo passo..
Bibliografia:
You Can Help Prevent Nurse Suicides
300 Nurses Died By Suicide in Seven Years Shows Alarming Stat
https://www.istat.it/it/archivio/suicidi