Le RSA (Residenza Sanitaria Assistita) svolgono un ruolo fondamentale nel garantire qualità della vita e dignità alle persone più fragili. Secondo l’Istat, al 1° gennaio 2022, i presidi residenziali attivi nel nostro Paese sono 12.576 per un totale di circa 414mila posti letto, sette ogni 1.000 residenti.
Un numero in forte crescita, considerando che l’Italia è il paese più anziano d’Europa e dove si vive più a lungo rispetto a Paesi limitrofi, la disponibilità di posti letto nelle RSA non sembra essere in linea con le necessità.
Ma quanti pregiudizi e false verità ci sono ancora intorno a queste realtà?
Le RSA supportano le famiglie nella gestione dell’assistenza; tuttavia, nell’immaginario collettivo vengono ancora considerate “ospizi, case di riposo, lager”, ma la realtà è ben diversa.
In un contesto di progressivo invecchiamento della popolazione, il potenziamento delle RSA e delle alternative assistenziali sul territorio diventa cruciale per rispondere alle esigenze future della società.
Una società sempre più frenetica, con un ritmo accelerato dove manca il tempo materiale per occuparsi dei nostri cari in età fragile che hanno bisogno di un’assistenza continua. Un’inversione dei ruoli ciclica che esiste da sempre, dove i figli si ritrovano ad accudire i genitori che invecchiano e diventano fragili come quando lo erano loro da piccoli.
Le famiglie spesso non hanno risorse a disposizione per assisterli e l’alternativa, per quanto dolorosa, è l’RSA, ed è forse anche per questo che viene così demonizzata: il sentimento di abbandono, la frustrazione, l’impotenza che le famiglie provano, la paura di essere sostituiti da altre figure nella cura del proprio padre o madre, sfocia spesso in rabbia, delusione quando le aspettative non coincidono con la realtà.
Una realtà che ha sempre meno risorse, complessa, dove il sistema è nettamente in sovraccarico con carenza di personale, disparità regionali, burocrazia lenta e inefficace. Un sistema sanitario che ha bisogno urgente di riforme mirate e innovative con una visione a lungo termine.
Cosa fa in realtà l’infermiere di RSA?
- monitora costantemente le condizioni di salute dei pazienti, valutazione delle condizioni generali, prevenzione delle complicanze legate alla cronicità;
- somministrazione di farmaci e terapie prescritte;
- assistenza nelle attività quotidiane come l'igiene personale e la mobilità;
- collaborazione con il team medico per la gestione delle cure personalizzate;
- supporto emotivo e psicologico agli ospiti e ai loro familiari;
- gestione delle emergenze e interventi tempestivi in caso di necessità.
Con tipologie di pazienti variabili: anziani non autosufficienti, pazienti con demenza o Alzheimer, con patologie croniche (diabete, ipertensione, insufficienza respiratoria o cardiaca), pazienti post-ospedalizzati che necessitano di riabilitazione dopo un intervento chirurgico, ictus o altre condizioni acute, pazienti con disabilità fisiche o neurologiche e pazienti terminali.
Gli infermieri che operano nelle RSA svolgono un ruolo cruciale nell'assistenza agli ospiti. Il loro lavoro richiede competenze specifiche e specialistiche in geriatria e cure palliative, empatia e capacità di gestire situazioni complesse, sviluppando rapporti umani profondi con i pazienti e le famiglie, garantendo un ambiente sicuro e confortevole migliorando la qualità di vita.
Essere un’infermiera di RSA è un impegno costante tra sfide e gratificazioni, tra responsabilità e dedizione, è un’esperienza unica fatta di momenti difficili e piccole vittorie, avere la possibilità di fare la differenza nella vita delle persone più vulnerabili, di supportare i pazienti e le loro famiglie nel loro percorso di vita, rende questo lavoro estremamente gratificante.
Con le competenze, la professionalità, i sorrisi, le parole, ogni momento di tranquillità che noi infermieri riusciamo a regalare ai nostri pazienti rende questa professione così speciale.
