La "Bali Belly": inquadramento clinico e gestione per il professionista sanitario

dolore addominale

Se hai viaggiato in destinazioni esotiche, in particolare in paesi del Sud-est asiatico come l'Indonesia, potresti aver sentito parlare della "Bali Belly", la patologia più comune che affligge i viaggiatori internazionali, con un'incidenza stimata tra il 30% e il 70% dei viaggiatori a seconda della destinazione.

Questo disturbo gastrointestinale acuto rappresenta una sfida non solo per il paziente ma anche per il professionista sanitario, che deve saperne riconoscere l'eziologia, la sintomatologia e la gestione appropriata.

Eziologia e patogenesi

La TD è causata principalmente da agenti infettivi, con i batteri che rappresentano la causa più frequente (fino all'80-90% dei casi). L'agente eziologico più comune è l'Escherichia coli enterotossigeno (ETEC), responsabile di circa il 40% dei casi. Altri patogeni batterici includono Campylobacter jejuni, Shigella e Salmonella. Anche virus (come Norovirus e Rotavirus) e protozoi (come Giardia intestinalis e Cryptosporidium) possono essere responsabili, sebbene con un'incidenza minore.

La trasmissione avviene per via oro-fecale, attraverso l'ingestione di cibo o acqua contaminati. La patogenesi si basa sull'adesione di questi batteri alla mucosa intestinale e alla produzione di enterotossine o citotossine che alterano la secrezione e l'assorbimento di acqua ed elettroliti, portando alla diarrea.

Quadro clinico e diagnosi differenziale

La TD si manifesta tipicamente con un'insorgenza acuta di diarrea acquosa (tre o più feci non formate nelle 24 ore), spesso accompagnata da crampi addominali, nausea, vomito, febbre e malessere. La sintomatologia compare in genere entro 1-3 giorni dall'arrivo nella destinazione e si risolve spontaneamente nella maggior parte dei casi (entro 3-5 giorni).

È fondamentale per il professionista sanitario effettuare una diagnosi differenziale per escludere condizioni più gravi, come:

  • Dissenteria: caratterizzata dalla presenza di sangue, muco e/o pus nelle feci, spesso associata a febbre alta e tenesmo.

  • Infezioni sistemiche: come la febbre tifoide, che possono presentarsi con sintomi gastrointestinali ma con un quadro clinico sistemico più grave.

  • Altre cause di diarrea: come la sindrome dell'intestino irritabile (IBS) o altre patologie intestinali infiammatorie.

Gestione infermieristica e terapeutica

La gestione della TD si basa su tre pilastri: reidratazione, terapia sintomatica e, se indicata, terapia antibiotica.

  1. Reidratazione: è il caposaldo del trattamento. L'obiettivo primario è prevenire e trattare la disidratazione, specialmente nei pazienti a rischio come anziani, bambini e persone con patologie croniche. La somministrazione di soluzioni reidratanti orali (SRO) a base di acqua, sali e zuccheri è il metodo di scelta.

  2. Terapia sintomatica: I farmaci antiperistaltici come la Loperamide possono ridurre la frequenza e l'urgenza delle evacuazioni, migliorando il comfort del paziente. Tuttavia, il loro utilizzo è controindicato in caso di febbre o feci ematiche, in quanto potrebbero prolungare l'infezione.

  3. Terapia antibiotica: Nella maggior parte dei casi lievi, la terapia antibiotica non è necessaria. È invece raccomandata per i pazienti con sintomi da moderati a gravi (più di 4-5 evacuazioni al giorno, febbre, nausea persistente). Gli antibiotici di prima scelta includono i fluorochinoloni (come ciprofloxacina) o l'azitromicina, che si è dimostrata efficace anche per i ceppi resistenti ai fluorochinoloni. È fondamentale sottolineare l'importanza dell'uso prudente degli antibiotici per limitare lo sviluppo di resistenze.

Prevenzione

L'educazione del paziente alla prevenzione è cruciale. L'infermiere ha un ruolo chiave nel fornire consigli pratici:

  • Abitudini igieniche: lavare frequentemente le mani con acqua e sapone o utilizzare disinfettanti a base alcolica.

  • Sicurezza alimentare: seguire la regola "cook it, boil it, peel it, or leave it" (cuocilo, bollilo, sbuccialo, o lascialo stare). Consigliare di evitare cibi crudi o poco cotti, verdure non sbucciate e acqua del rubinetto, inclusi i cubetti di ghiaccio.

  • Farmaci profilattici: in casi selezionati, per pazienti a rischio con particolari comorbidità, può essere considerata una profilassi antibiotica, sebbene sia una pratica meno comune a causa del rischio di resistenza.

In sintesi, la "Bali Belly" è un disturbo comune ma gestibile. Un'adeguata comprensione della sua eziologia e un approccio incentrato sulla reidratazione e sull'educazione del paziente sono la chiave per una gestione infermieristica efficace.

 

L'articolo è stato realizzato con l'aiuto di Gemini Pro e tutte le informazioni sono state verificate da un professionista.

Foto di Sora Shimazaki

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