Gli infermieri in ucraina, lavorare sotto i bombardamenti

demolished building russian s war ukraineLa situazione dopo più di un anno di guerra e bombardamenti in Ucraina è drammatica e altalenante, con lo spettro della bella stagione e nuovi attacchi massicci a rendere ancora più instabile il futuro ed innalzare il rischio.

Sono azioni che in maniera criminale, oltre a colpire zone civili e infrastrutture, si accaniscono sugli ospedali e le case di cura, senza risparmiare i padiglioni pediatrici e gli asset che ci si aspetterebbe che con l'impiego di armi da guerra moderne potessero essere risparmiati, targettizzando con precisione gli elementi strategici.

Le testimonianze provenienti dalle differenti realtà in Ucraina sono molto toccanti, in particolare quando a parlare sono gli operatori ospedalieri e gli infermieri, impegnati ogni giorno ad arginare un numero crescente di vittime innocenti, costretti a operare nella quasi totale assenza di certezze, con il rischio di blackout e bombardamenti sui reparti.

La lettera di Tetiana, un'infermiera

Nella lettera aperta di un’infermiera ucraina in occasione dell’International Nurses Day si può leggere uno spaccato toccante della situazione.

Le storie sotto tanti aspetti si assomigliano, con i tentativi di tranquillizzare i bambini in casa e il dilemma tra correre in reparto per dare una mano o aiutare i propri cari.

Se da una parte l'OMS e l’Europa celebrano il 12 maggio la giornata internazionale degli infermieri, il report a ridosso di questa data, quello dell'8 maggio, riportava la cifra orribile di 200 attacchi contro le strutture sanitarie ucraine 54 feriti e 75 morti.

La lista di tutti gli attacchi che le strutture sanitarie e il sistema ha subito non risparmia nessuno dei percorsi possibili, con magazzini, forniture, pazienti e degenti, personale, trasporti e spesso le strutture sanitarie, che in quanto asset civili fondamentali dovrebbero essere risparmiate dalla furia delle bombe.

Questi non possono essere considerati incidenti o errori, sono una strategia di terrore per rendere impossibile alla popolazione civile, se non altro, di ricevere le cure necessarie.

Durante gli attacchi sono stati spesso colpiti operatori sanitari e non si tratta soltanto di danni fisici.

C'è da tenere in considerazione il bilancio sulla salute mentale di chi ogni giorno mette a repentaglio la propria incolumità per un servizio indispensabile agli altri.

Nella lettera l’infermiera Tetiana riporta come il reparto dove lavora a Ivano-Frankivsk non sia stato direttamente attaccato, ma di come ciò non di meno le condizioni di lavoro siano diventate quasi insostenibili.

Infatti, oltre all'impennata di interventi ogni giorno c'è lo stress mentre ci si trova in un ospedale in zone a rischio e quello per la paura dell'incolumità dei propri cari a casa.

Un messaggio di pace nella Giornata Internazionale degli Infermieri

L'etica professionale e la vocazione sono più forti di ogni remora e persino con un conflitto inquietante e i bombardamenti alle porte il personale continua ad andare in ospedale e a fare il proprio lavoro.

Mantenere la motivazione, come si legge in tantissime testimonianze, è difficilissimo, con situazioni che con i blackout tornano indietro di decenni lasciando spiazzati gli infermieri con una formazione recente o pochi mesi di servizio alle spalle.

C'è qualcosa di ineluttabile che porta gli operatori ogni giorno a recarsi in ospedale per aiutare gli altri. Quello che si può trovare nella lettera inviata nel Giorno Internazionale degli Infermieri è soltanto un piccolo ma grande messaggio di pace.

Una professione quella dell'infermiere che è la ragione di vita di molte persone, la motivazione per alzarsi al mattino e lo specchio limpido dell'anima di chi continua a mettersi al servizio degli altri.

Una pressione continua

Essere infermieri durante un conflitto è più pesante di qualsiasi situazione. Il rischio di burnout è presente e con il fatto che non è possibile fare pausa e che tutti quanti sono necessari, l'orizzonte di una crisi difficile da superare è più vicino di quanto si possa immaginare.

Aiutare gli altri dovrebbe essere un lavoro sereno, con tutte le difficoltà delle singole situazioni, ma non tempo vissuto con la paura e il rischio di morire sotto un bombardamento.

Come testimone diretta Tetiana riporta una situazione difficile da sostenere e impossibile da giustificare, con attacchi diretti alle ambulanze e operatori sanitari che nell'esercizio del loro dovere non sono più tornati a casa.

Non è concepibile che un infermiere durante il proprio dovere rischi di morire, in violazione di tutti i trattati internazionali, persino nel caso in cui sono esplicitamente segnalati come operatori con le pettorine.

La necessità di aggiornare le competenze molto velocemente

Un infermiere possiede molte competenze, ma con le condizioni durante la guerra queste risultano essere insufficienti e le sfide professionali di ogni giorno rischiano di far passare a un livello critico situazioni già gravi di partenza.

Il suono a sirena per un attacco aereo può significare un'interruzione nel momento più sbagliato di un intervento in sala o uno stallo in attesa di lavorare con le attrezzature accese e senza il rischio di crolli sul tavolo operatorio.

Da affrontare ci sono molte ferite e fratture che arrivano per un trattamento urgente, ma non si tratta delle solite che possono capitare ogni giorno in pronto soccorso per incidenti sul lavoro.

Sono differenti per via delle schegge e delle esplosioni e molti operatori si sono dovuti arrangiare e cercare di migliorare le proprie capacità sul campo, aiutati dai colleghi e dei medici con percorsi informali.

Per riuscire a stabilizzare e trattare i feriti che a volte arrivano a flusso continuo, quando c'è un attacco diretto, gli infermieri vanno a intuito, si coordinano in un ambiente che potrebbe diventare caotico e cercano di contenere la situazione.

C'è da considerare l'aumento della pressione totale per quanto riguarda gli interventi ordinari, perché nelle zone meno colpite dal conflitto è arrivato anche il peso degli sfollati.

Una parte sono professionisti del settore sanitario che si aggiungono all'organico per aiutare nelle emergenze o vengono integrati con assunzione, ma la continua variazione delle squadre rende difficile il mantenimento del ritmo e per il personale fisso è necessario adattarsi a nuove situazioni che di fatto non si stabilizzano mai.

Eppure, la maggior parte degli infermieri e degli operatori sanitari sono rimasti in Ucraina e continuano a prestare il loro servizio come sempre. Si fanno carico del benessere degli altri e della loro incolumità.

Molti di loro sono donne e fanno uso della loro competenza ogni giorno, aiutando feriti e vittime di entrambi gli schieramenti, ma anche chi ha bisogno di un po' di sollievo per superare la situazione di crisi, perché questo è ciò che fanno gli infermieri.

Bibliografia:

 

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