COVID-19 variante delta, effetti su vaccinati e non vaccinati

coronavirus strutturaIl comportamento del coronavirus nel causare la malattia COVID-19  è un elemento importante da conoscere per l'assistenza ai pazienti positivi.

Lo studio avviene attraverso i dati clinici degli studi osservazionali, uno di questi è lo studio di coorte multicentrico realizzato a singapore. 

E' stato pubblicato un preprint dal titolo "Virological and serological kinetics of SARS-CoV-2 Delta variant vaccine breakthrough infections: a multi-center cohort", lo studio cerca di descrivere le caratteristiche cliniche, della cinetica virologica e sierologica dell’infezione da SARS-CoV-2 (inclusa la variante Delta).

Lo studio è stato effettuato a Singapore e ha raccolto i dati di adulti di età ≥18 anni vaccinati (con vaccini a mRNA) rispetto ai non vaccinati, che avevano sviluppato la matattia COVID-19 confermata da PCR positiva nel periodo dal 1 aprile al 14 giugno 2021.

Nello studio sono stati arruolati 218 soggetti con infezione da variante Delta (B.1.617.2) identificati in 5 centri di ricerca.

71 avevano ricevuto la seconda dose di vaccino da almeno 14 giorni,

13 avevano ricevuto solo una dose in un periodo ≥14 giorni prima dell'insorgenza della malattia o avevano ricevuto entrambe le dosi ma entro 14 giorni dall'insorgenza della malattia, 4 avevano ricevuto all'estero un vaccino non a mRNA.

In linea con la strategia nazionale di vaccinazione di Singapore, in cui gli anziani avevano la priorità, i soggetti appartenenti alla coorte dei vaccinati, rispetto ai soggetti della coorte dei non vaccinati, erano significativamente più anziani (età media = 56 anni vs. età media = 39,5), mentre gli altri dati demografici di base erano simili.

I soggetti vaccinati che avevano presentato vaccine-breakthrough (positività per SARS-CoV-2 dopo un periodo superiore a 14 giorni dalla seconda dose di vaccino) avevano una probabilità significativamente maggiore di essere asintomatici (28,2% contro 9,2%, p<0,001); in caso di COVID-19 sintomatica, presentavano un minor numero di sintomi.

I soggetti non vaccinati presentavano invece livelli peggiori dei biomarcatori noti (conta linfocitaria, proteina C-reattiva [PCR], lattato deidrogenasi [LDH] e alanina transferasi [ALT]) associati a una maggiore gravità di COVID-19.

Di conseguenza, una percentuale più elevata di soggetti nella coorte dei soggetti non vaccinati presentava una polmonite, richiedevano ossigeno supplementare e ricovero in terapia intensiva rispetto alla coorte dei soggetti vaccinati.

Le analisi di confronto a più ampio spettro tra non vaccinati e vaccinati con almeno 1 singola dose di vaccino (sia vaccine-breakthrough che vaccinazione incompleta) hanno mostrato risultati simili.

I risultati hanno, inoltre, dimostrato che il vaccino è protettivo per lo sviluppo di COVID-19 grave (definito da fabbisogno supplementare di ossigeno) e per lo sviluppo di COVID-19 moderatamente grave (definito dallo sviluppo di polmonite).

Per quanto riguarda la cinetica virologica, la carica virale non differiva sostanzialmente tra i pazienti non vaccinati (N=177) e quelli completamente vaccinati (N=178).

Tuttavia, le analisi effettuate suggerivano un più rapido declino della carica virale nei soggetti vaccinati rispetto ai non vaccinati.

Nei pazienti vaccinati è stato osservato un forte aumento precoce degli anticorpi anti-spike, tuttavia questi titoli erano significativamente inferiori contro B.1.617.2 rispetto al wild type (virus originario).

Le conclusioni degli autori: I vaccini mRNA sono altamente efficaci nel prevenire COVID-19 sintomatico e grave associato all'infezione da B.1.617.2. La vaccinazione è associata a un declino più rapido della carica di RNA virale e a una risposta sierologica robusta. La vaccinazione rimane una strategia chiave per il controllo della pandemia di COVID-19.

L'immagine di copertina è creata presso i Centers for Disease Control and Prevention (CDC), rivela la morfologia ultrastrutturale esibita dai coronavirus. Nota le punte che adornano la superficie esterna del virus, che conferiscono l'aspetto di una corona che circonda il virione, se osservate al microscopio elettronico. In questa prospettiva, anche le particelle proteiche E, S e M, anch'esse situate sulla superficie esterna della particella, sono state etichettate. Un nuovo coronavirus, chiamato sindrome respiratoria acuta grave coronavirus 2 (SARS-CoV-2), è stato identificato come la causa di un focolaio di malattia respiratoria rilevata per la prima volta a Wuhan, in Cina, nel 2019. La malattia causata da questo virus è stata denominata malattia del coronavirus 2019 (COVID-19).

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