I contenitori delle flebo sono storicamente di vetro purissimo, leggo online che nel 2008 il Niguarda di Milano ha aperto un bando per avere solo flebo con contenitori di plastica.
I produttori del vetro hanno protestato in fondo il vetro può essere riciclato, ma è più vantaggioso?
Vetro o plastica quale flebo conviene?
I vantaggi del vetro sono:
- si ricicla (ma ci sono i costi di trasporto)
- durante la preparazione e somministrazione delle terapie ci consente di vedere se all'interno ci sono aggregati o precipitati
Il vetro ha anche elementi a sfavore, come:
- pesante da movimentare
- volume elevato
- costo energetico di produzione e trasporto alto.
La plastica, elementi a favore sono:
- la leggerezza per prevenire danni alla schiena degli infermieri
- occupa meno spazio
- costo energetico di produzione e trasporto basso (la plastica si fonde e lavora a basse temperature rispetto al vetro, risparmio di CO2 altissimo)
Svantaggi:
- i contenitori in busta non stanno in posizione verticale e se ne hai decine sono più difficili da gestire
- sono opachi, se all'interno ci sono dei precipitati leggermente opalescenti potrebbero non notarsi, la soluzione, usare obbligatoriamente dei set da flebo con filtro e gocciolatori trasparenti
A conti fatti da un punto di vista per la salute degli infermieri e degli operatori che si trovano a movimentare casse di flebo, quelle di plastica vincono, da un punto di vista ambientale è vero che il vetro si ricicla, ma la temperatura altissima di fusione produce CO2. Inoltre, il trasporto di un qualcosa di pesante richiede più energia per cui, paradossalmente, la plastica si riutilizza come materiale da combustione e forse alla fine del ciclo di vita produce meno CO2.
Gli ospedali sono grandissimi produttori di rifiuti e di CO2, non solo per il confronto vetro e plastica, ma anche per l'inefficienza energetica degli ambienti, la produzione massiva di rifiuti.
Sarebbero interessanti degli studi per capire il ciclo di vita dei rifiuti e quanta CO2 produce un ospedale, con l'obiettivo di arrivare poi a ridurla.
Foto di Stéphane Bacrot