Il profumo dell’azione

CAPO 1: PRINCÍPI E VALORI PROFESSIONALI ART.2 - AZIONE “L’infermiere orienta il suo agire al bene della persona, della famiglia e della collettività. Le sue azioni si realizzano e si sviluppano nell’ambito della pratica clinica, dell’organizzazione, dell’educazione e della ricerca.”

Mi chiamo Silvano Biagiola e sono un infermiere.

Il capo 1 del nuovo codice deontologico è un concentrato di princìpi etici e valoriali che ricorda un negozio di profumi: ognuno di essi ha la propria aroma e fragranza, rendendo l’ambiente ricco di essenze e di sfumature floreali, che trasmettono intense sensazioni a chiunque annusi quell’aria. Si è rivoluto ribadire, anche in questa versione del codice deontologico, l’importanza di questi profumi, in quanto il loro “odore” assiste eticamente l’agire professionale del/della professionista.

Questo articolo della nuova edizione è uguale a quello del 2019. Non ha, quindi, cambiato nessuna parola, ma rimarca forte il concetto posto in esso: noi abbiamo la responsabilità del’’assistenza in tutti i contesti umani e il nostro agire è guidato da una buona formazione universitaria e da una continua ricerca di apprendimento, dall’acquisizione di buone pratiche di management e da una efficiente applicazione di protocolli e procedure, acquisite con lo studio, con la ricerca e con l’esperienza.

Tutto questo ci rende, quindi, dei veri professionisti, che con la ricerca e con l’applicazione di metodi migliorano la salute della collettività. Siamo quindi, dei piacevoli profumi che inondano l’ambiente.

E tutto questo può avvenire soltanto con l’azione. Con la nostra volontà di essere presenti nella crescita della professione, con il focus di emettere buone fragranze, facendo del bene alle persone.

Negli anni passati, ho avuto la fortuna di partecipare spesso a dei gruppi di auto mutuo aiuto, dove persone si riunivano per affrontare problemi comuni. Ricordo le innumerevoli parole di comprensione e di incoraggiamento che venivano fatte all’interno di quelle stanze. E c’era di tutto: persone vittime di violenza, dipendenti da sostanze, giocatori d’azzardo, persone con disturbi psichiatrici, professionisti che avevano sviluppato un forte burn out... All’interno di queste stanze, ci stava sempre appeso un cartello, con su scritto: ”AZIONE É LA PAROLA MAGICA”. Mi colpii molto, quando la lessi per la prima volta. Ok... Ma come si fa? Come si può mettere l’azione al primo posto?

La risposta mi arrivò proprio da quelle persone. Semplicemente mettendosi li, sedute, a parlare delle loro esperienze e dei loro progressi, cercando di analizzarsi amorosamente per mettere al proprio servizio e al servizio degli altri, il principìo del volersi bene.

Ecco... sicuro questo mi aiutò a comprendere come fare per trovare motivi per continuare ad agire. Ma spesso mi tornava in mente una frase che mi dissero in quei contesti: “Ricorda, il bene è nemico del meglio”. E io non capivo cosa mi stessero dicendo. Poi, un giorno un uomo mi disse questo: “se agisci convinto che solo la tua azione sia il bene per gli altri, commetti un’imprudenza. Non sei tu a decidere il risultato, a quello ci pensa Dio comunque tu possa concepirlo, ed ecco... questo è il meglio. Ma tu, sicuramente, puoi fare azione, puoi metterti in gioco, puoi condividere con le altre persone... Puoi pensare a come mettere in campo, quotidianamente, dei princìpi universali che rendono questo mondo più bello”.

Quanto mi fecero bene quelle affermazioni. Ricordo che mi scaldarono la mente e l’anima. Risvegliarono i miei sensi, rendendoli poi attenti e vivi. Esattamente come un buon profumo fa sul mio olfatto.

Questo consiglio è stata un’aroma dolce e soave che guida tutt’oggi la mia pratica professionale. Non sempre riesco a ricordarmelo però, le mie emozioni a volte sono odori molto forti che coprono tutto il resto. Ma va bene così, non sono perfetto e non lo sarò

mai. Ma avere in testa questo concetto, sicuramente, mi aiuta ad avere quel pensiero critico che serve a cercare di fare “del mio meglio” invece che “fare del bene”. Mi riporta all’essere professionale, invece che ad avere la vocazione.

I ricordi belli sono profumi che inebriano la mia esistenza. Comprendono quelle sensazioni alle quali non vorrò mai rinunciare. Se agisco con questo concetto e mi innamoro della mia professione, non lavorerò mai un giorno della mia vita.

Ringrazio profondamente il codice deontologico, per fornirmi continuamente quei profumi meravigliosi che risvegliano la mia profondità, in tutti i giorni della mia vita.

Vi auguro il meglio care colleghe e cari colleghi, sempre Dott. Silvano Biagiola

Foto di Mareefe

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