Negli U.S.A., la figura dell’infermiere consulente nasce tra gli anni ’70 e i primi anni ’80. In Inghilterra, la consulenza infermieristica è introdotta negli anni ’90. In Italia se ne sta iniziando a parlare da poco. In ogni caso, è necessario fare riferimenti giuridico - deontologici al fine di contestualizzare la figura del consulente infermieristico....
La Legge 43/2006 identifica 4 figure infermieristiche:
- Infermiere generalista (in possesso della Laurea di I° livello in infermieristica o di titolo equipollente),
- Infermiere specialista (in possesso di master universitari clinici), • Infermiere coordinatore (in possesso del master in coordinamento o in management per le funzioni di coordinamento),
- Infermiere dirigente (in possesso della Laurea Magistrale in Scienze infermieristiche).
Il Decreto Ministeriale 739/1994 all’articolo 4 stabilisce che “l’infermiere (…) concorre direttamente all’aggiornamento relativo al proprio profilo professionale e alla ricerca”. Il codice deontologico infermieristico, all’articolo 11 prevede che “l’infermiere fonda il proprio operato su conoscenze validate e aggiorna i propri saperi (…)” e all’articolo 13 “l’infermiere assume responsabilità in base al proprio livello di conoscenze e ricorre, se necessario, all’intervento o alla consulenza di infermieri esperti o specialisti. Presta consulenza ponendo le proprie conoscenze e abilità a disposizione della comunità professionale”.
Ancora, all’articolo 14 “l’infermiere riconosce che l’interazione tra professionisti e l’integrazione interprofessionale sono modalità fondamentali per far fronte ai bisogni dell’assistito”, all’articolo 15 “l’infermiere chiede formazione e/o supervisione per pratiche nuove o sulle quali non ha esperienza” e, infine, all’articolo 16 “l’infermiere (…) promuove il ricorso alla consulenza etica (…)”.
Il consulente può essere un infermiere specialista clinico o un infermiere di provata capacità tecnica a cui ci si rivolge per ottenere informazioni e consigli nella materia di sua competenza.
La consulenza infermieristica deve essere intesa come una risorsa per la struttura organizzativa e per altri contesti operativi, pertanto, è da considerarsi come:
- Prestazione tecnica,
- Addestramento sul campo del collega,
- Formazione per il riconoscimento delle complicanze,
- Educazione del paziente e/o di familiari, • Valutazione,
- Supervisione dei colleghi.
Si dovrebbe iniziare a ricorrere alla consulenza infermieristica per:
- Rendere l’assistenza più qualificata e efficace,
- Valorizzare e potenziare l’integrazione professionale,
- Fornire un intervento qualificato,
- Sviluppare conoscenze, competenze e esperienze.
Esistono tre tipi di consulenza:
• La consulenza in cui si offrono informazioni e competenze. Il richiedente formula una richiesta precisa e circoscritta (es. come trattare una LdC al II° stadio in regione sacrale?),
• La consulenza in cui viene offerta diagnosi, competenze e soluzioni. Chi chiede la consulenza non ha tutte le informazioni e si aspetta che il consulente le offre indicazioni su come affrontarlo. Il richiedente deve essere, pertanto, motivato a seguire le indicazioni suggerite dal consulente,
• La consulenza di processo in cui il consulente guida il richiedente nell’analisi e nell’individuazione di possibili strategie risolutive. L’azione di consulenza permette di capire come agire sugli eventi che si verificano nel suo ambiente. In questo caso, a differenza dei precedenti tipi di consulenza, il consulente sfrutta soprattutto competenze metodologiche, relazionali e organizzative.
Dr. Inf. Carmelo RINNONE