Alla vista delle immagini non ci si può che indignare, non si può parlare di contenzione per la sicurezza dell'assistito, il trattamento che nel 2012 aveva avuto un anziano ictus e successiva demenza va oltre, era stato bloccato a letto e i presidi utilizzati come sbarre di una prigione.
Il responsabile della struttura è stato rinviato a giudizio per maltrattamenti aggravati dalla crudeltà dal gip di Palermo Nicola Aiello. Una situazione che non ha nulla a che fare con l'assistenza infermieristica.
L'anziano era nella casa di riposo a causa di una demenza, la scoperta delle sue condizioni è stata fatta dalla guardia di finanza durante un ispezione fiscale.
La giustificazione della direzione era che c'erano turbe psichiche ma invece l'anziano aveva una demenza da ictus.
La moglie non ne era a conoscenza.
Ma nessun altro si era accorto, nessuno si è posto il dubbio che non fosse una contenzione per la sicurezza del paziente ma una vera e propria prigionia?
Il controllo della guardia di finanza ha poi rilevato anche altre irregolarità, ma la situazione a cui è stato sottoposto l'anziano non è una condizione di un giorno, quando si arriva a quelle scelte c'è un deterioramento dei valori e di quei diritti umani a cui l'assistenza si deve ispirare.
L'episodio evidenzia una sottomissione un accondiscimento degli operatori sanitari che lavorano ogni giorno in quella struttura.
Qualche tempo fa erano stati proprio degli studenti a denunciare situazioni anomale in altre RSA, dove gli operatori sanitari agivano con violenza verso i propri assistiti.
Ma quando è il direttore della casa di riposo a decidere scelte violente, definite maltattamenti aggravati da crudeltà, nessuno reagisce, la paura di perdere il posto di lavoro fa si che si guardi dall'altra parte, che in fondo è il responsabile che decide.
Non è giusto e se la giustizia non può arrivare ovunque va aiutata.
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