La dieta equilibrata dell’infermieristica

dieta equilibrata

Capo 2: Responsabilitá assistenziale

Art.10: conoscenza, formazione e aggiornamento

“L’infermiere fonda il proprio comportamento su conoscenze validate dalla comunità scientifica e aggiorna le proprie competenze in modo critico e riflessivo al fine di garantire responsabilmente la qualità e la sicurezza dell’agire professionale. Pianifica, svolge e partecipa ad iniziative di formazione, adempiendo agli obblighi, anche normativi, di un costante aggiornamento”.

Mi chiamo Silvano Biagiola e sono un infermiere.

Nel secondo capo del codice deontologico viene evidenziato con enfasi l’importanza della formazione, della cultura della salute e dell’aggiornamento nella professione infermieristica. Tutti questi aspetti li vedo come una dieta equilibrata che mi permette di essere in salute e poter pensare a come spendere al meglio le mie energie. Esattamente come alimentarmi correttamente è una mia responsabilità, lo è anche avere una mente predisposta per l’apprendimento continuo al fine di poter utilizzare le corrette informazioni scientifiche per poter crescere ed esprimere al meglio la professionalità nel mio lavoro. 

In particolare, questo articolo ricalca fortemente l’importanza di un aggiornamento continuo anche rispetto i progressi della ricerca scientifica e delle nuove evidenze che pian piano emergono negli anni. Diventa quindi una nostra responsabilità, poi, aggiornare i nostri colleghi e le nostre colleghe al fine di poter garantire le migliori cure ai nostri pazienti.

In questa nuova versione del codice, questo articolo viene leggermente abbreviato, togliendo il riferimento specifico agli ECM. Credo che questo sia stato fatto per aprire più gli orizzonti: è come se ci avessero detto “ok, conoscete gli ECM ed è vostro dovere farli. Ma ricordatevi che potete vedere anche oltre il mero obbligo formativo”.

Io lo interpreto così: ok, so che questa alimentazione mi fa bene. Però le conoscenze vanno avanti, il mio corpo cresce e cambia, quindi mi serve conoscere probabilmente un nuovo tipo di alimentazione per continuare ad essere in salute ed avere energie sufficienti in modo da poter vivere una vita piena e soddisfacente.

Un aspetto a mio avviso molto importante della nostra professione è il bisogno di aggiornamento. Continuamente, vengono scoperte nuove cure e nuovi modi per poter aiutare le persone. Quello che magari andava bene ieri, non va più bene oggi. Mi viene in mente ad esempio il farmaco RofeCoxib, una Fans selettivo per le Cox 2 che venne ritirato dal commercio perchè, dopo anni, fu scoperto che causava un aumento del rischio di eventi cardiovascolari acuti. Oppure l’esempio classico della Talidomide, che venne ritirato dal commercio per teratogenicità e poi riconsiderato, svariati anni dopo, per combattere alcune forme di mieloma. E che dire poi, delle teoriche infermieristiche? La Nightingale, la Henderson, la Gordon, la Peplau... con le loro intuizioni hanno permesso a noi infermieri di crescere negli anni, garantendoci la possibilità di continuare a migliorare l’assistenza. Credo che nella vita bisogna continuamente adattarsi a dinamiche che mutano. Niente è statico, la ricerca scientifica e l’aggiornamento continuo sono i pilastri di questo concetto.

A vent’anni, il corpo magari ha bisogno di alcuni cibi piuttosto che altri, a trenta bisogna modificare alcune abitudini alimentari e così via... Se voglio essere sempre in salute, con la mente lucida, mi serve sempre conoscere nuovi modi di alimentarmi per ascoltare il mio corpo, che muta, inesorabilmente.

Tutto questo mi fà pensare alla famosa frase che viene detta spesso nelle corsie ”si è sempre fatto così!”. A mio avviso, la peggiore frase che si possa ascoltare all’interno di un contesto di assistenza e di cura. Quando ero tirocinante, affrontavo spesso questo discorso con i miei tutor. E mi sento di dire, che sono stato fortunato. Ho sempre trovato colleghe e colleghi ben disposti a parlare con me di deontologia e di assistenza.

Il concetto di aggiornamento, quindi, non avveniva solo tramite lo studio, ma anche con la condivisione e con la curiosità. Questo mio modo di interagire mi ha sempre aiutato nella vita: mi ha portato ad essere curioso dell’ambiente che mi circonda, cercando spesso nuovi modi di agire.

Non vi nascondo, però che questo aspetto del mio carattere a volte mi ha fatto anche tanto soffrire. Spesso ho lavorato in ambienti dove la dequalificazione e il grande carico di lavoro non permettevano di aggiornarsi o scoprire cose nuove. Era più facile continuare a fare esattamente tutto allo stesso modo, sempre. Questo fatto mi ha portato a cambiare posto di lavoro spesso. Io più continuavo ad aggiornarmi, più vedevo che intorno a me, cambiava sempre poco.

Oggi, che ormai sono arrivato alla soglia degli anta, mi rendo conto che ogni aspetto del mio carattere, non è sempre positivo o sempre negativo. Dipende dal contesto, dipende dal momento, dipende da come lo vivo io internamente. Per continuare la metafora sul cibo di prima, vi dico che da poco ho scoperto di essere celiaco, quindi la mia alimentazione è dovuta per forza di cose cambiare radicalmente. Quindi ho dovuto fare esami, studiare la patologia e cosa comporta, capire nuove frontiere per badare meglio a me stesso.

Ecco, esattamente come credo che sia rilevante l’aggiornamento continuo: essere al passo con il contesto e con le nuove scoperte, aiuta a far crescere la nostra professione.

Solo così penso che “si è sempre fatto così” possa diventare “ora facciamolo così, è meglio!”.

Se siamo disposti a scambiarci informazioni, a condividere e a ricercare sempre nuovi mo- di migliori per assistere i pazienti, credo che la nostra professione possa continuare ad evolversi esponenzialmente.

Ritengo l’aggiornamento continuo la migliore dieta equilibrata per nutrire questa nostra grande, bella, a volte mal considerata ma molto importante PROFESSIONE.

Dai colleghe e colleghiBasta al ”si è sempre fatto così”.

FACCIAMOLO COSÍ, È MEGLIO!

Vi auguro il meglio care colleghe e cari colleghi, sempre Dott. Silvano Biagiola

 

Foto di Max Ravier

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