Un viaggio iniziato nel 2006
Quando ripenso ai primi passi di InfermieriAttivi, la memoria mi riporta a un'epoca digitale che oggi sembra quasi preistoria. Il dominio fu registrato nel luglio del 2005, e quando iniziammo a pubblicare con regolarità nel 2006, il mondo del web stava vivendo una trasformazione epocale.
Stavamo uscendo dall'era del Web 1.0, un universo di siti statici, quasi delle brochure digitali dove l'utente era un semplice "navigatore", un consumatore passivo di informazioni. All'orizzonte si affacciava con prepotenza il Web 2.0, una vera e propria rivoluzione fondata su concetti come partecipazione, condivisione e interazione. Per la prima volta, l'utente non era più solo un fruitore, ma diventava co-creatore di contenuti.
In quel fermento di blog, forum e piattaforme nascenti, la nostra visione per InfermieriAttivi era chiara, anche se ambiziosa: volevamo creare una "piazza virtuale" per la professione infermieristica. Un punto di riferimento non solo per l'aggiornamento, ma per la discussione, il confronto, la costruzione di una conoscenza collettiva.
L'idea, che dal 2009 ho iniziato a strutturare con più dedizione, era quella di sfruttare la potenza di questo nuovo web partecipativo per dare alla nostra categoria professionale uno spazio che ancora non aveva. Volevamo capire se gli infermieri, professionisti abituati al rigore scientifico e al contatto umano, fossero pronti a traslare il loro bisogno di confronto dal mondo fisico a quello digitale.
Con il senno di poi, posso dire che InfermieriAttivi non è stato semplicemente un sito di informazione. È stato un esperimento pionieristico di community building professionale. In un'epoca in cui Facebook muoveva i primi passi per uscire dai campus americani e Google aveva appena acquisito YouTube, la nostra scommessa era che la comunità infermieristica, già forte e coesa offline, avesse solo bisogno degli strumenti giusti per creare la sua casa digitale. Il successo di quegli anni non fu solo un successo di contenuti, ma la validazione di un'ipotesi sociale: la nostra professione era pronta per il Web 2.0, e noi eravamo lì per catalizzare quell'energia.
L'era della conversazione pubblica: quando la community eravamo noi
I primi anni di vita del sito sono stati caratterizzati da un'energia straordinaria, visibile a tutti. Ogni articolo, ogni notizia, ogni approfondimento diventava il punto di partenza per discussioni vivaci e costruttive che si svolgevano "alla luce del sole", nella sezione dei commenti. Questo modello di interazione rispecchiava pienamente la filosofia dei forum online, considerati all'epoca l'archetipo della comunità virtuale: luoghi in cui appassionati ed esperti si ritrovavano per condividere idee, porre domande e mettere a disposizione le proprie competenze.
Il valore di quella fase è stato incalcolabile. La conversazione pubblica non era semplice socializzazione; era un processo di costruzione di un'identità collettiva. Ogni commento, ogni risposta, ogni precisazione arricchiva non solo l'autore dell'articolo, ma l'intera comunità, creando un archivio di conoscenza dinamico, accessibile e in continua crescita.Era la massima espressione della promessa del Web 2.0: l'informazione veniva resa immediatamente disponibile a beneficio di tutti, e la partecipazione attiva era il motore di questo processo.
Tuttavia, analizzando a fondo quel periodo, emerge una dinamica ancora più profonda. Quella fase di intensa interazione pubblica non era solo un modo per "chiacchierare", ma un meccanismo di validazione e costruzione collettiva della conoscenza professionale. In un mondo digitale non ancora dominato dagli algoritmi dei social media, che premiano la popolarità e la viralità, la visibilità e l'autorevolezza di un'idea dipendevano dalla qualità della discussione che era in grado di generare. Per una professione come la nostra, fondata sull'Evidence-Based Nursing, la possibilità di discutere pubblicamente un caso clinico, una procedura o una nuova linea guida si trasformava in un processo informale ma rigoroso di peer review. I commenti non erano "like" o reazioni emotive; erano contributi argomentati, spesso da colleghi con esperienze e competenze diverse.
Questo innescava un circolo virtuoso: contenuti di alta qualità attiravano commenti di alta qualità, che a loro volta aumentavano il valore del contenuto originale. La community stessa, attraverso il suo dibattito pubblico, diventava il primo e più importante filtro di qualità. Ovviamente non mancavano anche le discussioni accese, in questo caso c’era l’intervento del moderatore.
Una trasformazione silenziosa: dalla piazza al dialogo riservato
Con il passare degli anni, abbiamo iniziato a osservare un cambiamento, una trasformazione tanto graduale quanto profonda. La piazza virtuale, un tempo gremita di voci e discussioni pubbliche, ha iniziato a sembrare più silenziosa. Il numero di discussioni e commenti nel forum è scomparso. A uno sguardo superficiale, qualcuno avrebbe potuto interpretare questo fenomeno come un calo di interesse, un segnale di declino dell'engagement.
Una perdita della voglia di confronto, ma la discussione pubblica si era spostata nei social. Parallelamente a questa tendenza, un altro canale comunicativo stava crescendo in modo esponenziale: il volume di email dirette, inviate privatamente, in particolare a Valentina Ognibene, che nel tempo è diventata il punto di riferimento per questo dialogo più intimo.
Il dialogo, quindi, non si è mai interrotto. Si è semplicemente spostato. Ha abbandonato la piazza per entrare in uno studio, trasformandosi da conversazione pubblica a colloquio riservato. Questa transizione non è un caso isolato, ma riflette un'evoluzione più ampia del nostro modo di comunicare online, ben documentata anche dalla ricerca accademica. Si è assistito a un passaggio progressivo da un modello di comunicazione "uno a molti" (la trasmissione pubblica tipica di blog e forum) a un modello "uno a uno" o "uno a pochi" (la comunicazione diadica o di gruppo, tipica delle email e delle app di messaggistica come WhatsApp).
Questo cambiamento non rappresenta un fallimento, ma una maturazione organica della nostra community. Nei primi anni, il sito era l'unico canale di cui disponevamo, e veniva quindi utilizzato per ogni tipo di interazione, dalla domanda più semplice alla riflessione più complessa. Con l'esplosione di nuove piattaforme digitali, ognuno di noi ha sviluppato, spesso inconsciamente, quella che gli studiosi definiscono "polimedialità": la capacità di associare a ogni strumento un diverso tipo di socialità e, soprattutto, un diverso livello di privacy.
La scelta di un infermiere di ricevere e scrivere un'email a Valentina invece di lasciare un commento pubblico non è una "defezione", ma una decisione consapevole. È la scelta di utilizzare un canale percepito come più sicuro, diretto e appropriato per una domanda che magari richiede una risposta articolata, tocca temi sensibili o semplicemente nasce da un bisogno di confronto personale.
InfermieriAttivi è diventato sempre di più il nostro sito perchè ha mantenuto non solo il suo ruolo di "hub" di conoscenza, ma oggi funge anche da "porta d'accesso" a una conversazione privata e basata sulla fiducia.
Analisi di un'evoluzione, parte I: l'impatto travolgente dei social network
Per comprendere appieno questa trasformazione, dobbiamo analizzare i due grandi motori che l'hanno alimentata. Il primo, e più evidente, è stata l'ascesa travolgente dei social network. Piattaforme come Facebook, Twitter, LinkedIn e successivamente Instagram hanno ridefinito le nostre abitudini e le nostre aspettative sulla comunicazione online.6 La loro logica intrinseca è fondata sulla velocità, sulla viralità, su contenuti brevi e facilmente consumabili. L'interazione è rapida, spesso superficiale, e governata da algoritmi che decidono cosa dobbiamo vedere, privilegiando i post popolari o controversi rispetto a contenuti di valore ma meno appariscenti.11
I social media hanno di fatto assorbito la funzione di "piazza pubblica" generalista. Sono diventati il luogo per le notizie dell'ultima ora, per il networking su vasta scala, per le interazioni veloci con un pubblico ampio ma spesso distratto, abituato a consumare contenuti rapidamente.7 Questa dinamica ha prodotto un effetto che potremmo definire la "Grande Suddivisione" delle funzioni comunicative online. Invece di avere un'unica piattaforma che fa tutto, oggi utilizziamo un ecosistema di strumenti, ciascuno con uno scopo preciso.
In questo nuovo scenario, infermieriattivi.it non è stato "sostituito" dai social, ma la sua funzione si è raffinata e specializzata. Un infermiere oggi può usare LinkedIn per curare il proprio profilo professionale e stabilire contatti lavorativi 10, Facebook per rimanere in contatto con amici e familiari e partecipare a gruppi tematici di interesse generale, e Twitter per seguire in tempo reale il dibattito su temi di attualità. Nessuna di queste piattaforme, però, è ottimale per porre una domanda clinica complessa che richiede una risposta dettagliata, ponderata e soprattutto affidabile. I social sono progettati per la portata, non per la profondità.13 Di conseguenza, il nostro sito ha progressivamente perso la sua funzione di "bacheca sociale" (ormai assolta egregiamente da altri) per consolidare e rafforzare il suo ruolo primario: quello di risorsa di conoscenza specialistica e punto di contatto fidato. Il passaggio dalla conversazione pubblica a quella privata è una conseguenza logica e inevitabile di questa specializzazione.
Analisi di un'evoluzione, parte II: la ricerca di un contatto diretto e protetto
Il secondo motore del cambiamento è più profondo e, per la nostra professione, ancora più significativo: la crescente esigenza di privacy, fiducia e contatto umano diretto. Negli ultimi anni, la consapevolezza globale riguardo alla protezione dei dati personali è aumentata drasticamente, anche a seguito di scandali internazionali che hanno reso gli utenti più cauti e attenti.10
Questo tema assume un'importanza cruciale nel contesto sanitario. In Italia, un punto di svolta è rappresentato dalle "Linee guida in materia di trattamento di dati personali per finalità di pubblicazione e diffusione nei siti web esclusivamente dedicati alla salute", emanate dal Garante per la protezione dei dati personali nel 2012.15 Queste disposizioni hanno stabilito che i gestori di siti, blog e forum a tema sanitario devono inserire una chiara "avvertenza di rischio", informando gli utenti sui pericoli di rendersi identificabili online in relazione a una patologia e sulla possibilità che le loro informazioni vengano indicizzate dai motori di ricerca e rese accessibili a chiunque.15
L'impatto di questa normativa sulla nostra community è stato profondo. Un professionista sanitario è, per sua natura e per codice deontologico, portato alla massima cautela e riservatezza. Discutere pubblicamente di questioni che potrebbero, anche solo indirettamente, toccare dati sensibili o esporre la propria professionalità a interpretazioni errate è un rischio che molti, giustamente, non vogliono correre. La preferenza per il contatto privato, quindi, non è solo una questione di timidezza o di gusto personale; è una strategia di gestione del rischio razionale e professionalmente responsabile.
Di fronte alla scelta tra (A) postare una domanda complessa in un forum pubblico, dopo aver letto e accettato un'avvertenza sui rischi per la propria privacy, e (B) inviare un'email a una figura di riferimento riconosciuta e fidata del settore, come Valentina, la seconda opzione diventa la più logica, sicura e professionalmente adeguata. Questo bisogno di un canale protetto è amplificato dal desiderio di un contatto umano autentico. Scrivere a una persona reale, di cui si conosce il nome e di cui si stima la competenza, permette di costruire relazioni, non semplici contatti.16 Offre uno spazio sicuro in cui esprimere dubbi e porre domande con una franchezza che la piazza pubblica, per sua natura, non può garantire.8
Il valore del dialogo personale: qualità vs. Quantità
Se mettiamo insieme questi due fattori – la specializzazione imposta dai social media e la crescente esigenza di privacy e fiducia – il quadro diventa chiaro. Il passaggio dal pubblico al privato non è un impoverimento, ma un'evoluzione verso la qualità. Le email che riceviamo oggi sono, in media, molto più dettagliate, complesse e significative dei commenti che animavano il sito dieci anni fa. Sono richieste di pareri su casi complessi, riflessioni sulla professione, domande che richiedono una ricerca e una risposta articolata.
Questo canale di comunicazione diretto è diventato per noi una risorsa inestimabile. Ci permette di esplorare i bisogni reali, le preoccupazioni e le aspettative della comunità infermieristica in un modo molto più profondo e autentico di quanto qualsiasi analisi quantitativa dei commenti potrebbe mai fare.16 Ogni email è uno spaccato di vita professionale, una finestra sulla realtà quotidiana dei nostri colleghi. Questa dinamica trasforma il nostro sito da semplice "editore" di contenuti a interlocutore, rendendo il rapporto con la nostra community più umano, personale e solido. Offrire un'esperienza personalizzata e un ascolto attento è il modo più efficace per alimentare la fiducia e la fedeltà nel tempo.17
Per riassumere visivamente questa trasformazione, possiamo confrontare le due epoche che hanno caratterizzato la vita del nostro sito.
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Caratteristica |
Era della Conversazione Pubblica (c. 2006-2012) |
Era del Dialogo Diretto (c. 2013-Oggi) |
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Canale Principale |
Commenti pubblici, forum |
Email private, contatti diretti |
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Natura dell'Interazione |
Aperta, "uno a molti" |
Riservata, "uno a uno" |
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Metrica di Successo |
Quantità di commenti, visibilità |
Qualità e profondità del dialogo, fiducia |
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Vantaggio per la Community |
Costruzione di conoscenza collettiva |
Risoluzione di problemi specifici, supporto personale |
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Driver Principale |
Ethos del Web 2.0, novità dello strumento |
Esigenza di privacy, fiducia, specializzazione |
Questa tabella non descrive un declino, ma una metamorfosi. Siamo passati da un modello basato sulla quantità di interazioni visibili a un modello fondato sulla qualità di relazioni di fiducia, meno visibili ma molto più profonde.
Conclusione - il nostro futuro, scritto insieme a voi
Oggi, la vitalità di InfermieriAttivi non si misura più dal numero di commenti. Si misura dalla fiducia che migliaia di colleghi continuano a dimostrare ogni giorno, scegliendoci come punto di riferimento per le loro questioni professionali più importanti e delicate. Si misura dalla qualità e dalla profondità del dialogo che, anche se non più visibile a tutti, continua a essere il cuore pulsante della nostra community.
Per questa fiducia, non possiamo che ringraziarvi. L'autenticità e l'interesse reciproco sono le fondamenta su cui si costruisce ogni comunità di valore, e voi ci avete permesso di costruirne una solida e duratura. Il nostro impegno è quello di continuare a evolverci per rispondere ai bisogni mutevoli della nostra professione, garantendo sempre uno spazio accogliente, affidabile e competente.
Che scegliate di condividere una riflessione pubblicamente o di scriverci in privato, sappiate che dall'altra parte ci sarà sempre qualcuno pronto ad ascoltare. Il futuro di InfermieriAttivi, come il suo passato e il suo presente, continuerà a essere una storia scritta insieme a voi.
Bibliografia
- Per conoscerci meglio - InfermieriAttivi, https://www.infermieriattivi.it/chi-siamo.html
- Dal web 1.0 al web3: nuovo engagement dei pubblici - XMetaReal,https://www.xmetareal.com/dal-web-1-0-al-web3-nuovo-engagement-dei-pubblici/
- Web 2.0: storia, strumenti ed evoluzione - semerarodaniele.it,https://www.semerarodaniele.it/it/2021/12/20/web-2-0/
- L'EVOLUZIONE DEL WEB DAL 1.0 AD OGGI, L'ERA DEL 4.0 ~,https://www.fulldassi.it/levoluzione-del-web-dal-1-0-ad-oggi-lera-del-4-0/
- Franco Ognibene - InfermieriAttivi,https://www.infermieriattivi.it/component/contact/contact/1-franco.html
- Storia dei Social Network - KLABCO, https://klabco.co/storia-social-network/
- Forum VS Social Media: vantaggi e svantaggi - VHosting,https://www.vhosting.com/blog/forum-vs-social-media-vantaggi-e-svantaggi/
- Il ruolo delle online health communities nel riconoscimento identitario del malato,https://www.culturedigitali.org/community-online-health-communities/
- Come il mondo ha cambiato i social media, https://discovery.ucl.ac.uk/10066001/1/Come-il-mondo-ha-cambiato-i-social-media.pdf
- L'Evoluzione dei Social Media: fine di un'era o nuovo inizio? - Sferica,https://www.sferica.io/levoluzione-dei-social-media-fine-di-unera-o-nuovo-inizio/
- Online Communities vs. Forums vs. Knowledge Bases: What's the Difference?,https://www.higherlogic.com/blog/online-communities-vs-forums-vs-portals-vs-knowledge-bases-whats-the-difference/
- Online Community Platforms vs. Traditional Social Networks - SocialEngine,https://socialengine.com/blog/online-community-platforms-vs-traditional-social-networks/
- Online communities vs social networks: What's the difference?,https://www.social.plus/blog/online-communities-vs-social-networks-whats-the-difference
- Artificial intelligence design must prioritize data privacy | World Economic Forum,https://www.weforum.org/stories/2022/03/designing-artificial-intelligence-for-privacy/
- Più tutele per gli utenti di social network, blog e forum dedicati alla ...,https://www.garanteprivacy.it/home/docweb/-/docweb-display/docweb/1871652
- Community: come crearla, gestirla e perché è importante - Raffaele Gaito,https://www.raffaelegaito.com/creare-una-community/
- Community Online | Un'opportunità strategica di business per i brand - BeetRoot SRL, https://www.beetrootsrl.com/it/beetlife/tecnologia/community-online-una-opportunita-strategica-di-business-per-i-brand
- Come una buona presenza online può aiutare il tuo business - Gingernlemon,https://gingernlemon.com/come-una-buona-presenza-online-puo-aiutare-il-tuo-business/
- Community Marketing: significato, guida, attività e strategia d'implementazione,https://www.advmedialab.com/community-marketing-significato/
