Le teoriche del Nursing

nurse heart

Il Nursing come lo conosciamo oggi ha visto uno sviluppo importante grazie ad alcune donne che nella storia hanno contribuito alla crescita della professione infermieristica.

Tra queste donne si sono particolarmente distinte: Florence Nightingale, Virginia Henderson, Dorothea Orem, Marjory Gordon e Lynda Juall Carpenito.

Florence Nightingale (1820-1910)

Florence Nightingale, nota anche come la “signora della lanterna”,  nacque a Firenze il 12 maggio 1820 da genitori inglesi molto ricchi che si erano recati in Italia per un lungo soggiorno. Fu la prima teorica del nursing visto che si interrogò sul ruolo dell’infermiere.

Il nome "signora della lanterna" è dovuto al fatto che durante la guerra in Crimea andava a vigilare sui soldati malati che dormivano. Faceva questo per osservare come l’ambiente interagisse con gli assistiti nella loro guarigione e capì come questo fosse estremamente rilevante nel creare condizioni di guarigione/giovamento o di aggravamento della condizione fisica.

Per Florence Nightingale il nursing riguarda: “l’uso adeguato dell’aria fresca, della luce, del calore, della pulizia, della tranquillità e la giusta scelta e somministrazione della dieta, il tutto con la minor spesa di energia da parte del paziente”.

Infatti, secondo la sua teoria la persona ha un ruolo passivo, e deve semplicemente rimanere fermo per guarire. Se l’infermiere modifica l’ambiente e crea condizioni ottimali, la natura può operare e l'assistito può guarire.

Dal 1859 al 1860 ha sviluppato la sua teoria, pubblicato "Notes of nursing" e inaugurato la sua prima scuola moderna per infermiere al St Thomas' Hospital.

Pianificazione assistenziale: 

  • L’accertamento si concentrerebbe sull’ ambiente circostante 
  • La diagnosi sarebbe centrata sull’ambiente
  • Gli interventi mirati a modificare gli elementi ambientali non appropriati
  • Attuazione
  • Valutazione: la natura che svolge il suo corso e fa tornare in salute la persona perché l’ambiente è stato riorganizzato, vengono create le condizioni ottimali.

In sintesi, la sua teoria è incentrata sull’ambiente inteso come un concetto essenzialmente fisico che riveste un ruolo fondamentale e decisivo per la guarigione del paziente.

Viene riconosciuta come la madre del nursing moderno fu la prima che utilizzò il metodo scientifico e la statistica per presentare l'efficacia dell'assistenza, gettando le basi per lo sviluppo della disciplina infermieristica.

Virginia Henderson (1897-1996)

La teoria dei bisogni nell'infermieristica di Virginia Henderson ha conosciuto una vastissima diffusione internazionale, in seguito alla pubblicazione dei suoi testi fondamentali: The nature of Nursing del 1966 e Basic Principles of Nursing Care pubblicato nel 1960 che contiene la definizione di assistenza infermieristica più nota al mondo:

«La funzione specifica dell’infermiere è assistere gli individui, sani o malati, nel compimento di quelle attività tendenti al mantenimento della salute e al suo recupero (o a una morte serena) – attività che essi dovrebbero compiere senza aiuto se avessero la forza, la volontà e la capacità – e di sollecitare la loro partecipazione attiva, in modo da aiutarli a riconquistare il più rapidamente possibile la loro indipendenza.»

Formulò la sua teoria circa un secolo dopo Florence Nightingale 1955 cambiando totalmente prospettiva mettendo al centro dell’assistenza infermieristica il paziente e non l’ambiente che agisce su di esso.

Tale definizione occupa una posizione centrale nel pensiero di Henderson.

La sua ricerca ha la necessità di esplicitare la naturale fondamentale dell’assistenza, ma soprattutto dalla volontà di chiarire la funzione della professione infermieristica nella società, allo scopo di fornire una guida a coloro che tale funzione praticano, insegnano, studiano, amministrano. 

La funzione specifica dell’infermiere identificata da Henderson appare fortemente correlata a un’originale concezione dei bisogni fondamentali degli esseri umani che devono essere considerati dall’infermiere con particolari modalità con le quali ciascuna persona li percepisce e li soddisfa.  Esistono bisogni comuni a tutti, ma ognuno li soddisfa in base al modo diverso di concepire la vita.

L’infermiere non potrà mai comprendere fino in fondo cosa rappresenti il benessere per un’altra persona, ma potrà aiutare l’assistito a raggiungerlo. Secondo Virginia Henderson i bisogni fondamentali ruotano attorno alla componente biologica, psicologica, sociologica e spirituale e sono inscindibili tra loro. 

Mentre la concezione dell’uomo è incentrata su ogni individuo che aspira a raggiungere, mantenere, riconquistare la propria indipendenza. A tale scopo sviluppa la forza fisica, volontà, conoscenze necessarie.

Il compito dell’Infermiere è quello di aiutare l’assistito a raggiungere il più avanzato status di indipendenza possibile; tenendo conto dello stato patologico e altri aspetti come l’età, la cultura e la sfera intellettuale.

Le componenti dell’assistenza infermieristica di base secondo Virginia Henderson:

  1. respirare normalmente;
  2. alimentarsi e bere in modo adeguato;
  3. eliminare dalle vie escretorie;
  4. muoversi e mantenere la posizione adatta;
  5. dormire e riposare;
  6. scegliere il vestiario adatto, vestirsi, spogliarsi;
  7. mantenere la temperatura corporea nei limi normali, mediante gli indumenti e modificando l’ambiente;
  8. provvedere all’igiene personale e proteggere i tegumenti;
  9. evitare i pericoli dell’ambiente ed evitare di danneggiare gli altri;
  10. comunicare con gli altri per esprimere emozioni, bisogni, timori;
  11. seguire le pratiche religiose secondo la propria fede;
  12. dedicarsi a qualche occupazione o lavoro che procuri soddisfazione;
  13. giocare o partecipare ad attività ricreative;
  14. apprendere, interrogare, soddisfare la curiosità che conduce al normale sviluppo dell’intelligenza e alla salute. 

Dorothea Orem (1914-2007)

Dorothea Orem teorizzò il deficit della cura di sè nel 1958, fondando la sua teoria sulla Scuola dei Bisogni affermando che tutte le persone sono capaci di self care - di auto cura. 

Nel 1970 presentò l’autocura come un bisogno umano e definì il nursing come un servizio umano che si occupa principalmente del bisogno dell’individuo di ricevere e applicare interventi di autocura continuativi, allo scopo di mantenere la vita e la salute o di guarire da una malattia o una lesione.

Nel momento in cui sono soddisfatti dei requisiti detti “universali”, sono soddisfatti e di conseguenza lo sono anche i requisiti di sviluppo (fase di maturazione della vita). 

In una situazione di malattia, l’infermiere deve capire se sono soddisfatti i requisiti per soddisfare il bisogno di auto cura. L’autrice descrive la sua teoria dell’inadeguata cura di sé come una teoria generale costituita da tre teorie correlate:

  • teoria della cura di sé;
  • teoria del deficit della cura di sé;
  • teoria dei sistemi di assistenza infermieristica.

Il ruolo dell’infermiere e del paziente sono complementari, cooperano per raggiungere la cura di sé e quindi la salute.

Per raggiungere l’indipendenza e la cura di sé Dorothea Orem identifica cinque metodi di aiuto:

  • agire o fare per gli altri;
  • guidare gli altri;
  • sostenere fisicamente o psicologicamente gli altri;
  • creare un ambiente che promuova lo sviluppo personale e renda l’individuo capace di far fronte alla domanda di azione presente e futura;
  • insegnare agli altri.

Un deficit della cura di sè si verifica tutte le volte che la persona vive una situazione dove la persona non può mettere in campo le sue risorse. 

Tutto ciò conferisce una visione positiva dell’uomo e delle sue capacità di riflettere, imparare e svilupparsi. Per cui la persona non è più vista passivamente ma in modo dinamico, cioè un processo verso la maturazione ed il raggiungimento del potenziale umano.

Successivamente si sviluppa sempre di più l’approccio olistico dell’infermieristica, evidenziato chiaramente dalla teorica Marjory Gordon.

Marjory Gordon (1931-2015)

Secondo Marjory Gordon tutti gli esseri umani hanno in comune certi modelli funzionali che contribuiscono alla loro salute, alla qualità della vita e alla realizzazione del potenziale umano.

La descrizione e la valutazione dei modelli di salute portano l’infermiere a valutare e identificare i modelli che sono funzionali,  cioè i punti di forza dell'assistito e quelli che invece sono disfunzionali e portano all'apertura delle diagnosi infermieristiche. 

I modelli individuati da Gordon sono:

  1. percezione e gestione della salute
  2. nutrizionale-metabolico;
  3. eliminazione;
  4. attività-esercizio fisico;
  5. sonno-riposo;
  6. cognitivo-percettivo;
  7. concetto di sé-percezione di sé;
  8. ruolo-relazione;
  9. sessualità-riproduzione;
  10. coping-tolleranza allo stress;
  11. valori-convinzioni.

Questi 11 modelli vengono intesi come un insieme di comportamenti che si ripetono, sono il punto principale dell’accertamento infermieristico. 

Lynda Juall Carpenito (1950-presente)

Nel 1983 Lynda Juall Carpenito fondò il modello bifocale dell’attività clinica che tutt’oggi è alla base della pianificazione dell’assistenza infermieristica. 

Il modello bifocale consiste nel prendere in considerazione due aspetti fondamentali dell’assistenza infermieristica:

  1. La diagnosi infermieristica, un giudizio clinico che descrive la risposta umana, reale o potenziale, a un problema di salute per il quale l’infermiere ha la competenza di trattamento indipendente, raggruppandole in base agli undici modelli funzionali di salute descritti da M. Gordon.
  2. I problemi collaborativi che gli infermieri gestiscono sia con azioni infermieristiche che con interventi di prescrizione medica per ridurre al minimo le complicanze.

Di fronte a un problema collaborativo l’ infermiere potrà intervenire, ma solo in collaborazione con un’altro professionista sanitario, che solitamente è il medico.

Queste tipologie di problematiche rappresentano la capacità di lavorare in delle equipe multidisciplinari dirette al bene dell’assistito.

Approfondimenti:

Foto di Karolina Grabowska

  

 

 

 

 

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