Infermiere con Partita IVA: apertura, requisiti e obblighi [GUIDA 2021] 

macbook 624707 640Digitando le parole “Infermiere con Partita IVA” sui motori di ricerca, si possono leggere decine e decine di annunci di lavoro, a riprova di quanto sia richiesta questa figura professionale, specialmente ai giorni nostri.

Gli infermieri, del resto, trovano occupazione in contesti assai diversi: nella sanità pubblica (ospedali, ASL, ecc.), nelle strutture private convenzionate o meno con il SSN, ma anche presso studi medici, comunità, case di cura e riposo, nonché nell’ambito dell’assistenza domiciliare a soggetti anziani e/o ammalati.

Insomma, oggi come non mai, possiamo tranquillamente affermare che l’infermiere - al pari di altre figure, come il medico o il dentista - sia un punto di riferimento per i pazienti e le loro famiglie e, quindi, per la società in generale.

Fatta questa premessa, vediamo più da vicino cosa significa diventare infermiere libero professionista e lavorare con la Partita IVA.

In questo articolo analizziamo i requisiti, il procedimento per l’apertura dell’attività e gli obblighi da assolvere - uno su tutti: il versamento delle tasse e dei contributi - negli anni a venire. 

Diventare infermiere: titoli di studio e requisiti

Il ruolo dell’infermiere è particolarmente complesso e delicato. 

Egli, infatti, non si limita ad assistere lo staff medico in reparto e in sala operatoria, bensì lo affianca nello svolgimento delle varie attività giornaliere: diagnosi, somministrazione terapie, medicazioni, monitoraggio del paziente. 

A seconda dei casi, inoltre, si occupa anche degli aspetti amministrativi.

Puoi quindi immaginare quanto sia importante, per ciascun infermiere, avere alle proprie spalle una solida formazione, non solo in ambito teorico. 

Non a caso, mentre in passato era sufficiente frequentare un corso professionalizzante, oggi il percorso di studi è strutturato in: Laurea in Scienze Infermieristiche (triennale), con 1.800 ore di tirocinio ed esame di abilitazione; Laurea Magistrale in Infermieristica (biennale) e/o Master di I o II livello.

Ad ogni modo, prima di “gettarsi” nel mondo della libera professione e proporre le proprie prestazioni in qualità di infermiere con la Partita IVA, è sempre utile “farsi le ossa” come dipendente “a termine” presso cooperative, cliniche o enti privati presenti sul territorio.

Solo dopo aver accumulato qualche anno di esperienza sul campo, infatti, si è veramente pronti ad operare da freelance!

Lavorare come infermiere: serve la Partita IVA?

Per lavorare in autonomia senza limiti temporali, né economici, è necessario aprire la Partita IVA: una regola che vale per tutti i liberi professionisti, infermieri compresi. Tuttavia, in molti si domandano: esiste un’alternativa?

Detto altrimenti: è davvero indispensabile essere titolari di Partita IVA?

Ebbene, in un primo momento, l’infermiere può svolgere brevi prestazioni di lavoro autonomo occasionale - come consentito da Enpapi, ossia la Cassa Previdenziale dedicata alla categoria - rispettando alcuni criteri: 

  • Durata limitata della collaborazione (massimo 30 giorni per anno solare per committente) ed assenza di abitualità.
  • Obbligo di rilasciare una ricevuta non fiscale e di apporre una marca da bollo da 2 € (se il compenso è maggiore di 77,47 €).
  • Applicazione ritenuta d’acconto pari al 20% del compenso, direttamente trattenuta dal committente e versata, da questi, all’erario.
  • Obbligo di iscrizione alla Gestione Separata Enpapi e ripartizione contributi per 1/3 a carico del lavoratore e 2/3 del committente.

In ultimo, ricordiamo che l’infermiere può offrire prestazioni occasionali soltanto alle aziende, ma non ai pazienti privati.

Partita IVA da infermiere: come aprirla?

Come emerge da queste righe, l’uso delle prestazioni occasionali risulta limitante, se non addirittura svantaggioso, rispetto alla scelta di lavorare come infermiere con la Partita IVA.

Difatti, se davvero l’obiettivo è quello di diventare un libero professionista, è necessario superare quanto prima questo scoglio!

Ecco, quindi, tre passaggi fondamentali per aprire Partita IVA come infermieri:

  1. Presentare il Modello AA9/12 all’Agenzia delle Entrate (per via telematica).
  2. Indicare il Codice ATECO per l’attività di infermiere (86.90.29).
  3. Indicare il regime fiscale che si vuole adottare.

Oggi, per tutto ciò, basta seguire un semplice procedimento online, meglio ancora se affiancati da un consulente per evitare errori, dimenticanze e problemi di ogni genere.

Tra le soluzioni più comode ed economiche per un infermiere freelance ad inizio carriera,  c’è Fiscozen: un servizio innovativo e digitale che si occupa di predisporre la pratica per l’apertura della Partita IVA e che ti affianca, passo dopo passo, nell’avvio della tua attività.

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Obblighi per l’infermiere libero professionista: quali sono?

Lavorare come infermiere con la Partita IVA comporta alcuni obblighi:

  • Presentare ogni anno la dichiarazione dei redditi.
  • Trasmettere al Sistema Tessera Sanitaria i dati delle proprie prestazioni (solo se relative all’ambito medico-sanitario).
  • Versare le imposte (corrispondenti al 15% del reddito imponibile, si adotta il regime forfettario, o al 5% per cinque anni, se si possiedono anche i requisiti per l’aliquota start-up) all’Agenzia delle Entrate.
  • Versare i contributi (soggettivo, integrativo e di maternità) ad Enpapi.

Infine, a seconda del regime fiscale a cui è assoggettato, l’infermiere deve adempiere o meno a svariati obblighi (vedi, tra gli altri, la tenuta della contabilità e gli studi di settore).

Anche in tal caso, perciò, un aiuto esterno si rivela utile, se non indispensabile, sia nell’ottica di ridurre il rischio di errori, sia soprattutto per limitare il carico di lavoro - e di stress - del professionista stesso.

 

Foto di Firmbee da Pixabay 

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