Piazza Maggiore a Bologna si è riempita di bandiere azzurre e rosse. Il corteo, partito da Porta Lame, ha percorso via dei Mille per poi scendere lungo via Indipendenza. Una bellissima manifestazione di civiltà. Ho visto gli striscioni della FP Sant'Orsola-Malpighi, del Rizzoli e dell'AUSL di Bologna.
La giornata era fredda, in fondo è il 29 novembre, ma il clima era riscaldato dai cori. Lo sciopero generale è stato indetto da CGIL e UIL.
Non so se questo sia un segno di rottura tra i tre sindacati maggiori, ma comunque lo sciopero è stato un evento notevole. Bologna ha raccolto i lavoratori del settore pubblico e privato dell'Emilia-Romagna; ti lascio qualche foto per rendere l'idea.
La giornata è stata un'occasione per manifestare, per far vedere che i lavoratori non sono contenti. Si è parlato di sanità e dei problemi in generale, perché molte realtà lavorative, assorbite da aziende estere che delocalizzano facilmente, sono veramente in crisi.
Quello che mi lascia perplesso è la mancanza di attenzione alla realtà delle piazze da parte dei nostri politici, che si limitano a fare spot social di negazione. Posso capire i giornali di destra, che sono pagati per negare e descrivere una realtà specifica, ma il politico al governo dovrebbe essere lì per tutti.
Il segretario generale della CGIL, Maurizio Landini, sta usando toni forti, parla di rivolta sociale. Questo porterà o a un nulla di fatto, se il Governo troverà un punto di contatto, o a una situazione di crisi che potrebbe diventare europea, dato il dilagare delle finanziarie che comprano aziende per poi smembrarle o delocalizzarle, puntando al profitto assoluto e non al proprio ruolo nel territorio.
È necessario tenere presente che in Italia ci sono aziende importanti che, oltre ad investire sui lavoratori, investono anche sul sociale e creano fondazioni importanti per la cultura e la sanità: questo è il modello di politica industriale che dovrebbe essere valorizzato.
