Negli ultimi anni i tumori dell'ovaio hanno avuto un forte impulso nella ricerca di soluzioni terapeutiche grazie all'impegno di medici e ricercatori. A Bologna il terzo convegno, organizzato dall'oncologia medica Addari insieme all'associazione LOTO onlus, ha fatto il punto fra organizzazione di un percorso diagnostico terapeutico e ricerca, analizzando e presentando casi reali.
I centri dell'Emilia-Romagna che curano il tumore dell'ovaio hanno avuto modo di confrontarsi, i progressi da fare sono ancora molti ma si procede.
I tumori dell'ovaio in Emilia-Romagna sono poco più di 300 ogni anno, la possibilità di dare le migliori cure possibili parte dalle scelte della regione di creare un gruppo di lavoro per realizzare un percorso diagnostico terapeutico dedicato che metta in rete i centri e definisca gli standard.
La dott.sa De Palma presenta gli obiettivi del gruppo di lavoro che ha come scopo costruire le proposte per:
- la definizione della rete per il trattamento del K ovarico individuando strutture che, come dimostrato dalle evidenze di letteratura, garantiscano un'associazione positiva fra volume di attività chirurgica per Tumore ovarico per centro/ operatore e migliori esiti clinici
- la definizione dei protocolli operativi per le interfacce collaborative tra centri
- la definizione del percorso diagnostico-terapeutico delle pazienti con K ovarico assicurando un approccio multidisciplinare, integrato e di continuità assistenziale - proposta di definizione di criteri per garantire qualità, appropriatezza e sicurezza del percorso
- la definizione del sistema di monitoraggio, valutazione e verifica dell’efficienza, dell’adeguatezza qualitativa e degli esiti
Dopo la presentazione della parte organizzativa è il momento della genetica medica, importante nelle scelte terapeutiche per la paziente e per la prevenzione in caso di geni ereditari.
La dott.sa Turchetti spiega che i tumori dell'ovaio come quelli della mammella possono esprimere due varianti di geni detti variante germinale e una variante somatica, così il nuovo test genetico BRCA cercherà la variante somatica se il gene è espresso solo sul tumore, oppure la variante germinale se è presente in tutto l'organismo.
La ricerca delle due varianti avviene in modo diverso, la variante germinale è presente in tutte le cellule dell'organismo e quindi può essere identificata anche nelle cellule del sangue, la variante somatica solo sul tumore.
La variante somatica una volta identificata viene valutata dal genetista per fare l'analisi della variante germinale che in tutti i casi analizzati si è rilevata nel 20% dei casi.
L'analisi genetica consente di andare oltre la tipizzazione del tumore ed identificare se il paziente o i familiari hanno un rischio di sviluppare i tumori come la popolazione standard o se è aumentato per la presenza del gene BRCA.
La dott.sa Perrone ha evidenziato che l'analisi genetica BRCA da indicazioni su quale terapia attuare ma si sta anche cercando di comprendere se può essere un elemento utile per il chirurgo.
Il tumore dell'ovaio ha un momento decisionale importantissimo nell'analisi in anatomia patologica, perchè darà il nome alla malattia e consentirà all'oncologo di decidere.
La dott.sa Santini ha presentato la difficoltà dell'analisi istologica perchè il tumore è in un organo che può avere tumori simili fra loro, ma anche come il lavoro del chirurgo sia importante per consentire un'analisi corretta.
Ha poi mostrato i progressi dell'immunoistochimica che negli ultimi 20 anni ha lavorato incessantemente arrivando nel 2014 ad avere la classificazione WHO dei tumori dell'ovaio e poi negli ultimi 5 anni l'aumento esponenziale delle tipizzazioni immunoistochimiche che consentono di dare risultati sempre più precisi.
Le tecnologie stanno arrivando alla localizzazione dei sottotipi molecolari fino a definire l'instabilità dei microsatelliti, ma la dott.sa Santini lancia un appello per sensibilizzare le autorità presenti, perchè serve un ricambio generazionale, servono risorse in un modello organizzativo che sta diventando sempre più complesso perchè i tempi di refertazione di un istologico possano ridursi dagli oltre 30 giorni attuali.
Il programma di monitoraggio regionale è un orgoglio a livello europeo e quindi come dice il dott.Ferretti c'è un debito etico nel mostrare agli altri cosa succede e come funziona.
Quali armi per sconfiggere il tumore?
I relatori al convegno hanno presentato come funzionano i PARP, enzima polimerasi che riparano il DNA e quindi come si usano gli inibitori i PARPi per ridurne l'attività e favorire la morte delle cellule neoplastiche.
Quindi l'immunoterapia che ha davanti ancora molto lavoro da fare per arrivare a protocolli terapeutici, come spiega il prof.Zamagni nei prossimi 6 mesi potremmo assistere ad un ulteriore cambiamento di strategie terapeutiche.
La giornata del congresso procede con il pomeriggio dove la tecnica lascia spazio alle emozioni conduce il pomeriggio Annalisa Monfreda direttrice di Donna moderna e Starbene ed introduce la presidente dell'associazione Loto la signora Sandra Balboni e la direttrice del Sant'Orsola A.Messori.
Il pomeriggio confronta esperienze di chi ha vissuto o vive la malattia sia come operatore sanitario che come paziente, momenti di umanità di esperienze che possono essere positive o negative.
La difficoltà dell'approccio emozionale dell'operatore sanitario con malattia oncologica è ben spiegato dal prof.Zamagni che è molto diverso dalle altre patologie che una volta trattate guariscono, l'oncologo è in contatto con il paziente per decenni e ogni volta che entra in ambulatorio e anche se per il medico è il decimo paziente, il medico deve ricordare sempre che è in un momento unico per il suo assistito.
La giornata ha confrontato aspetti scientifici e problemi reali, aspetti terapeutici ed umani emozionali arricchendo i partecipanti non solo dal lato tecnico ma anche quello umano.