L'ostruzione dei bronchi è spesso la causa di patologie del sistema respiratorio, in genere caratterizzate dalla compromissione del flusso espiratorio forzato.
Per indagare la causa, l'entità e la gravità dell'ostruzione si utilizzano due esami principali: la spirometria e la plestimografia.
L'ostruzione bronchiale può avvenire per via di:
- Fattori endobronchiali: all'interno del lume dei bronchi sì va ad accumulare muco in eccesso, che impedisce il normale flusso dell'aria creando irritazione e infiammazione
- Fattori parietali bronchiali: ipertrofia, spasmo della muscolatura liscia, infiltrazione flogocistica, edema della parete e lfibrosi peribronchiale da flogosi
- Fattori peribronchiali: distruzione delle fibre elastiche con riduzione della trazione radiale sulla parete bronchiale.
Le patologie principali che causano ostruzione bronchiale sono:
- Enfisema polmonare,
- Broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO),
- Asma bronchiale,
- Fibrosi cistica.
Spirometria VS Plestimografia
La diagnosi viene confermata principalmente grazie alla spirometria.
La spirometria è un esame dall'esecuzione semplice per il paziente, il quale deve deve espirare forzatamente nello spirometro, arrivando all'espirazione massima.
Grazie a questa indagine è possibile misurare il volume polmonare e la pervietá dei bronchi.
La Plestimografia invece è un'indagine diagnostica specifica per misurare i volumi polmonari.
Si fa espirare il paziente attraverso il plestimografo in una cabina con una certa temperatura e pressione.
L'esame si basa sulla legge fisica di Boyle Pk=V grazie alla quale si riesce ad ottenere la misura del volume residuo nei polmoni.
Questo perchè a temperatura costante, il volume di gas, in questo caso l'aria, in un contenitore, varia inversamente ai cambiamenti di pressione, e il prodotto della pressione e del volume nel sistema è costante.
Quindi misurando i cambiamenti di pressione si possono ricavare i volumi assoluti se le variazioni di volume sono note.
L’esame viene eseguito nella cabina pletismografica attrezzata per misurare cambiamenti di pressione, flussi o volumi
Non è un esame immediato da eseguire per i pazienti che soffrono di claustrofobia.
La differenza tra le due metodiche diagnostiche
Entrambe sono due "tipologie" di spirometria:
La spirometria classica che potremmo chiamare "semplice", è il test di funzionalità respiratoria più comune e si ricavano: la capacità vitale forzata (FVC), ossia il volume d’aria espirata forzatamente dopo un’inspirazione massimale, e il volume massimo espiratorio forzato in 1 secondo, ossia il volume d’aria espirato durante il primo secondo di un’espirazione forzata.
Dalla forma della curva flusso-volume si può capire se si è in presenza di un deficit ostruttivo (qualcosa ostacola l’ingresso dell’aria nei polmoni) o restrittivo (il polmone non si espande normalmente).
La pletismografia si potrebbe intendere come spirometria "globale" o con cui è possibile calcolare la capacità polmonare totale (CPT), cioè quanta aria è contenuta nella gabbia toracica, compresa quella che rimane nel torace al il volume residuo (VR).
Grazie all’esame pletismografico è possibile misurare anche le resistenze delle vie aeree.