Discriminazione nei concorsi pubblici per infermieri: la mia storia al San Gerardo di Monza

Discriminazione

Nel mese di giugno 2024 ho partecipato e sono risultata vincitrice al concorso pubblico indetto dall’Ospedale San Gerardo di Monza per il profilo professionale di infermiere.

Dopo mesi di studio e preparazione, ho accolto con soddisfazione il risultato, convinta di poter mettere a frutto la mia esperienza in una nuova realtà ospedaliera.

Come previsto dalle procedure di assunzione, mi sono sottoposta all’accertamento dell’idoneità fisica all’impiego presso la Medicina del Lavoro. L’esito è stato “idoneità con limitazione”: la limitazione consisteva nell’impossibilità di essere adibita a reparti con indice di rischio MAPO maggiore di 1,5. Nonostante ciò, il giudizio confermava la mia idoneità alla professione infermieristica in numerosi reparti e servizi, dove avrei potuto lavorare senza alcun ostacolo.

Tuttavia, a seguito di questa valutazione, l’amministrazione ha deciso di revocare la mia assunzione, motivando la scelta con la volontà di assumere solo candidati con “piena idoneità”. In altre parole, nonostante fossi risultata vincitrice di concorso e nonostante la mia idoneità, mi è stato negato il diritto a un’assunzione per la quale avevo dimostrato merito e capacità.

Questa decisione appare fortemente discriminante. Non solo perché esclude a priori chiunque abbia anche minime limitazioni, ma perché ignora la realtà organizzativa: nell’ospedale ci sono tanti reparti e servizi dove potrei essere tranquillamente impiegata, senza alcun rischio per me per i pazienti. In questo modo, però, mi è stato negato di fatto il diritto al lavoro, sancito dalla Costituzione.

Il mio caso non è isolato: sempre più spesso nei concorsi pubblici per infermieri assistiamo a esclusioni e revoche per motivi che nulla hanno a che vedere con la reale capacità di svolgere la professione. Questo fenomeno rischia di alimentare un sistema ingiusto, che discrimina chi presenta anche minime limitazioni, invece di favorire un’organizzazione più inclusiva e rispettosa delle competenze.

Per questo ho deciso di raccontare la mia esperienza: perché nessun infermiere debba sentirsi escluso o sentirsi meno degno di lavorare solo per un giudizio medico che, anziché valorizzare le possibilità, finisce per creare barriere. È tempo che le istituzioni prendano posizione e garantiscano davvero pari opportunità, anche nella sanità pubblica.

 

Foto di ROCKETMANN TEAM

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