Studiare per il concorso, luoghi comuni e voci inutili

I concorsi generalmente generano emozioni contrastanti, speranza e disperazione sono le più forti e questo comporta che ci siano situazioni in cui le emozioni forti e le conseguenti azioni istintive prevalgano.

Riflettere ed agire sotto l'influenza di un impulso emozionale forte porta ad esprimere tanti luoghi comuni e voci inutili, vediamo se ne identifico alcune.

L'importanza della preparazione del concorso è indiscussa, lo si capisce osservando i dati dei concorsi dove in genere solo dal 15 al 20% degli iscritti riescono ad essere inseriti in graduatoria.

La preparazione per pochi colleghi è breve, ma per tanti è lunga e fluttuante in cui ci saranno momenti di studio più intenso e momenti di sconforto, momenti in cui si è più ricettivi o sensibili e ci si fa influenzare da voci e luoghi comuni che sono inutili per raggiungere una preparazione efficace.

Alcuni luoghi comuni

Solo i soliti vincono il concorso

Un classico, che si usa tanto per dire qualcosa o per giustificare la propria impreparazione, spesso è demoralizzante.

Facciamo ricorso, conosco un avvocato.

Una cosa che mi è stata spiegata, in più situazioni, è che nei concorsi la domanda è individuale e si chiede di valutare la propria posizione; questo comporta che quando qualcuno cerca colleghi per un ricorso, il primo vincitore sarebbe l'avvocato che avrebbe centinaia di clienti in una volta sola.

Le voci che distraggono sono tante e vanno identificate se utili o no, ogniuno di noi sceglie cosa ascoltare.

Lo studio è sempre stato presente nella vita da studenti, ma cosa succede quando si lavora, lo studio riesce ad essere ancora costante?

Il corso di laurea è finito e il primo pensiero è liberarsi dallo stress dello studio; arrivano primi incarichi a tempo pieno che sia in un ospedale pubblico o privato non importa e ci si concentra sul lavoro accorgendoci presto che di quanto studiato se ne mette in pratica solo una parte.

Lavorando ci si rende conto che molte informazioni sono presenti ogni giorno e questo potrebbe far pensare che lo studio dei quiz sia quasi una formalità.

L'errore più frequente è confondere questa formalità con qualcosa di facile, ma la struttura dei quiz e la giornata del concorso sono completamente diversi dal lavoro quotidiano dell'infermiere.

Il concorso ideale dovrebbe essere coerente con la realtà ma non è così perchè ha lo scopo di selezionare e usa all'interno dei quiz anche con argomenti che di solito sul lavoro non sono affrontati.

Se è andato bene un concorso andranno bene tutti

Un concorso può andare bene o male ma ogni concorso è un'esperienza a sè stante, non sono tutti uguali.

Fatti gli scritti, l'orale è un proforma

No di certo, anche all'orale c'è una selezione e si può risultare non idonei.

Se un concorso non va bene, bisogna chiedersi "dove ho sbagliato"? 

Il primo sbaglio è ignorare che c'è stato un errore ed accettarlo è un passaggio difficilissimo.

Nella cultura scolastica o sociale che ci è stata proposta se sbagli e se fai errori sei insufficiente, non vali, è considerato umiliante e dopo decenni di questo pensiero ci si può rifiutare di analizzare cosa è andato storto per capire come formarsi o addestrarsi al meglio.

Quindi, per prima cosa, se il concorso non è andato bene pensiamo ad addestrarci ed eliminare quegli elementi di distrazione banale, quante volte sentiamo i colleghi che ci dicono di non essere passati per una domanda che sapevano, tante, troppe volte.

Conclusione

Come spiegato nei due punti precedenti, addestrarsi acquisendo nuove capacità per arrivare preparati il giorno del concorso è fondamentale. Quel giorno dovremmo avere concentrazione per la lettura delle domande e per tutto il tempo a nostra disposizione.

Infine, dedicare energie a capire dove era sbagliato il concorso o dove altri potevano fare meglio è solo uno sfogo momentaneo che non ci darà nessuna risposta utile per il nostro futuro.

Concentrarsi su sè stessi con l'obiettivo di migliorarsi, è difficile, richiede di ammettere di avere qualcosa da migliorare, non sempre è facile.

 

Foto di Gerd Altmann da Pixabay

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