Tutti noi più volte abbiamo letto sui quotidiani, o sentito raccontare, di pazienti operati nel sito chirurgico sbagliato, e almeno una volta tutti noi, anche se siamo del mestiere abbiamo pensato: “ ma come è stato possibile?”.
Lavorare in una sala operatoria è tanto appassionante quanto ricco di possibili situazioni che possono generare errori a volte irreparabili.
Siamo oberati di lavoro in ogni unità operativa, la cronicità di carenza di personale si sente in ogni realtà e la burocrazia la viviamo, a volte, come qualcosa ancora in più da fare, della “perdita di tempo”; ma non è sempre un male! Dedicare il tempo necessario per compilare cartelle infermieristiche, diari, check list fa di noi dei professionisti completi , attenti alle necessità dei nostri pazienti, attenti a non nuocere e a correggerci se incorriamo in errori umani evitabili.
La sala operatoria rappresenta un’area ad alto rischio per quanto riguarda la sicurezza dei pazienti; l’ OMS ha elaborato quelle che sono definite ”Raccomandazioni” e che il nostro Ministero della Salute, nel 2009, ha adottato per riuscire a ridurre ed eliminare del tutto i possibili errori clinici e chirurgici in queste unità.
Da uno studio fatto nel 2009, su 8 ospedali presi a campione di diversi paesi, l’utilizzo della check list ha dato i seguenti risultati:
• Tasso di complicanze sceso dall’ 11% al 7%
• Tasso di mortalità ospedaliera sceso da 1,5% a 0,8%
• Tasso di infezione del sito chirurgico sceso da 6,2% a 3,4%
• Ritorno non programmato in sala operatoria sceso da 2,4% a 1,8%
È in queste Raccomandazioni che si concretizza la check list di sala operatoria.
Il Ministro della Salute nel 2009 pubblica il “ Manuale per la sicurezza in sala operatoria”, che contiene un modello di check list composto da 20 voci, una in più rispetto a quelle dell’ OMS, perché è stato ritenuto di dover includere anche il controllo sulla profilassi della tromboembolica venosa. La check list è suddivisa in 3 fasi:
- SING IN
Coinvolge tutti i membri dell’equipe, si svolge prima dell’induzione dell’anestesia. Comprende l’identificazione da parte del paziente di identità, procedura, sito e consenso. Inoltre comprende controlli per la sicurezza dell’anestesia, se il sito chirurgico è marcato e l’identificazione di rischi tipo perdite ematiche, allergie, ecc.
2. TIME OUT
Si svolge dopo l’induzione dell’anestesia ma prima dell’incisione cutanea con sempre la presenza nei tutta l’equipe. Si confermano i dati del paziente, il sito, il corretto posizionamento e la procedura, inoltre tutta l’ equipe si presenta e si qualifica.
Si dichiarano eventuali criticità, si verifica che le immagini sono visualizzate, si conferma l’eventuale somministrazione della terapia antibiotica e terapia tromboembolica preoperatoria e si controlla e si conferma l’ esecuzione del gruppo sanguigno e la richiesta di possibili emocomponenti.
3. SING OUT
Momento finale della check list, si deve completare prima che il paziente lasci la sala operatoria; può coincidere con la chiusura della ferita chirurgica e prima che il chirurgo esca dalla sala. Comprende la conta garze, strumenti, aghi. Se sono stati necessari prelievi di materiale chirurgico da analizzare va eseguita la corretta etichettatura e registrazione e infine si rende noto base necessaria un’ eventuale terapia tromboembolica post operatoria.
La check list creata dall’ OMS è nata come un “ semplice’ elenco di controlli da fare, che se omessi o trascurati possono essere mortali o ad alto rischio per il paziente.
L’ OMS ha incoraggiato a modificare la check list a seconda delle realtà e necessità in cui devono essere applicate, per renderla più efficace e completa.
Non esiste una check list universale, ma un modello che possa essere adattabile ad ogni realtà lavorativa.
Ogni sala operatoria ha interventi, tempi, pazienti e organizzazione differenti tra loro, per questo è necessario prendere lo schema base di check list e modellarlo seguendo le esigenze di ogni unità operativa.
L’ utilizzo della check list in sala operatoria potrebbe sembrare eccessivo e di difficile applicazione, ma se letta ed eseguita correttamente non si può non comprendere che, se usata con precisione e responsabilità, è il metodo più efficace per evitare quegli errori che tanto fanno sbalordire, come operare il paziente sbagliato o il sito chirurgico sbagliato.
Nel nostro lavoro le situazioni che possono generare errori e danni verso i nostri pazienti sono molteplici; la valutazione del rischio clinico e la conseguente creazione di strumenti idonei per evitarli, come le check list possono aiutarci nel svolgere al meglio la nostra professione, usiamoli!
Per saperne di più:
video illustrativi:
- Come si usa la checklist in sala operatoria nelle procedure semplici
- Come si usa la checklist in sala operatoria nelle procedure complesse
- Come non si usa la checklist in sala operatoria
Scheda riassuntiva checklist (pdf)
Articolo: Le tre fasi della check list