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Morire di fame e sete in ... ospedale

Dettagli
Scritto da Franco Ognibene
Categoria: In ospedale
Pubblicato: 13 Marzo 2013

La segnalazione non arriva da ospedali di qualche nazione disastrata, per il semplice motivo che serve un impianto di dati statistici seri, ma arriva dal Regno Unito e dall'Australia.

Paesi che hanno un sistema sanitario è avanzato fanno outing ed ammettono che fra le cause di decesso in ospedale c'è la fame e la sete...

 

La ricerca online l'ho iniziata seguendo una notizia del giornale il fatto quotidiano (LINK) come è possibile che un sistema sanitario avanzato si trovi in questa condizione?

Se andiamo a vedere l'articolo originale online si trova (LINK) che riporta la seguente tabella di dati a livello nazionale.

La tabella ridimensiona il problema ma dobbiamo ricordarci che anche 1 caso è 1 di troppo e deve essere un punto di partenza per un analisi seria e non di tipo scandalistico.

L'NHS ha messo dei controllori (LINK) e personalmente è una scelta discutibile dato che poteva essere più utile un progetto formativo con un monitoraggio, ma è più economico un watchdog.

Si più economico perchè dopo 1 anno non troveranno più dati statistici e il watchdog sarà abbattuto, ma il problema resta.

Anche nel Queensland in Australia si sono accorti del problema (LINK) e in Italia?

Non possiamo non considerare il problema pensando che non ci riguardi, è un argomento importante e ricordiamoci che in Italia ci si ispira molto ai modelli anglosassoni e quindi non possiamo essere esenti dal problema.

Negli articoli lamentano una mancanza di attenzione degli infermieri verso le esigenze di base dei pazienti, questo perchè gli infermieri sono "oberati" di lavori amministrativo/burocratici e non guardano più i pazienti e forse anche noi ci troviamo ad essere oberati.

Ma leggendo gli articoli emergono due problemi quello politico e quello reale.

Quello politico, favorire l'acquisto di risorse umane o economico di indirizzare la spesa verso l'utilizzo dell'alimentazione artificiale che è giustificata da un punto di vista umano.

La situazione reale è poi articolata, dato che ci sono numerose malattie, organiche, oncologiche o psichiatriche che portano la persona a soffrire la fame e arrivare in tempo non è sempre possibile.

Sicuramente sarebbe interessante ed auspicabile vedere uno studio italiano vista la situazione di tagli che non favoriscono il clima lavorativo.

Nel frattempo, in mancanza di linee guida e programmi formativi mirati, invitare i familiari e gli assistenti a segnalare tempestivamente se un paziente non si alimenta in modo adeguato e di insistere se capita anche il giorno successivo di segnalarlo al collega, dato che noi saremo in un altro turno di indicargli da quanti giorni, questo è il minimo che possiamo fare.

 

 

Franco Ognibene

 

 

 

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