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Nuove competenze, convergenza di interessi?

Dettagli
Scritto da Franco Ognibene
Categoria: Infermieri:
Pubblicato: 01 Luglio 2016
  • Collegi ipasvi

L'argomenti crescita delle competenze ha fatto da collante fra organizzazioni sindacali e i collegi professionali fra cui IPASVI.

La nostra federazione ha fatto un lavoro importante che ha di fatto portato ad una crescità nella comunicazione e nel contatto con il popolo infermieristico e i suoi bisogni che si traduce in azioni concrete.

 

Nel sito IPASVI l'articolo "Cgil, Cisl, Uil, professioni sanitarie: competenze uguale qualità (LINK) dove è scaricabile il documento integrale con le richieste, che riporto:

LE NOSTRE RICHIESTE

• interrompere l’attacco del Governo alle risorse del fondo sanitario nazionale per fermare l’arretramento del welfare sanitario pubblico che va a discapito delle famiglie e dei cittadini e avviare una reale lotta agli sprechi;

• Interrompere il blocco delle assunzioni per reintegrare gli organici sguarniti e favorire il ricambio generazionale, individuando misure concrete per far fronte al problema dell’invecchiamento dei lavoratori, come avviene nel resto d’Europa.

• far ripartire la contrattazione nazionale per costruire un CCNL inclusivo e la contrattazione decentrata e integrativa per incidere sull’organizzazione del lavoro. Puntando in primo luogo a ottenere le modifiche normative e ordinamentali necessarie a realizzare un nuovo contratto unico di filiera, che garantisca valorizzazione delle risorse umane e riconoscimento della professionalità e del merito reale, e blocchi la distribuzione a pioggia degli incentivi;

• completare i percorsi di implementazione delle competenze per realizzare compiutamente il riassetto organizzativo del Servizio Sanitario Nazionale, sollecitando la definitiva approvazione dei documenti già concordati;

• completare il processo di affrancamento dalla visione ospedalocentrica, per restituire all’ospedale la sua funzione di assistenza specialistica e al territorio il compito di farsi carico dell’assistenza al paziente cronico o non autosufficiente, sviluppando protocolli di collaborazione per assicurare la continuità assistenziale;

• investire nei sistemi di comunicazione e interscambio ospedale-territorio, nella creazione degli ospedali di comunità, nell’aumento dell’assistenza domiciliare ecc.;

• adottare modelli di governance centrati sulle persone: il paziente e i suoi bisogni di salute, intorno ai quali individuare i percorsi assistenziali e progettare l’organizzazione con una dotazione organica adeguata;

• presidiare il completamento di tutti i percorsi di revisione e di implementazione della competenze specialistiche per le professioni sanitarie, secondo i due assi: quello clinico e quello gestionale, prevedendo in entrambi incarichi di responsabilità funzionali, professionali e specialistici;

• definire standard minimi obbligatori sia professionali che organizzativi unici pertutto il territorio nazionale, e indicatori di risultato sia per l’ambito ospedaliero che per quello territoriale;

• ridefinire le competenze e le responsabilità dell’operatore socio-sanitario istituendo realmente un unico percorso di formazione sull’intero territorio nazionale;

• completare il lavoro affinché tutte le professioni sanitarie e sociosanitarie siano, individuate e riconosciute in ambito nazionale, uniformate ai criteri fissati dalla Comunità Europea, in modo da aumentare il loro valore e le stesse possibilità occupazionali, in un’ottica di largo respiro nazionale ed europeo

• aprire un confronto con le organizzazioni sindacali sulla quantificazione dei fabbisogni di personale per tutte le professioni;

• progettare i corsi universitari di base e post-universitari coinvolgendo il SSN, le Regioni e le Aziende Sanitarie per far sì che i contenuti siano in linea con le effettive esigenze di salute;

• coinvolgere i professionisti sanitari nell’organizzazione dei corsi universitari e nella docenza;

• prevedere corsi diversificati mirati allo sviluppo professionale-specialistico e manageriale;

• consentire a tutti i lavoratori il diritto alla Formazione Continua – ECM - a spese del datore di lavoro, quale che sia il ruolo ricoperto e /o il tipo di contratto di lavoro applicato;

• modificare norme e contratti in modo da consentire anche ai lavoratori precari di accedere ai permessi retribuiti per la formazione universitaria (150 ore di diritto allo studio) ed ECM (permessi ex art. 21);

• riconoscere i crediti ECM in ambito universitario, con il rilascio di crediti CFU;

• sbloccare la riforma degli ordini professionali, affinché attraverso un più efficace controllo delle competenze dei propri iscritti diventino soggetti di maggior garanzia nei confronti dei cittadini.

Tratto da  Documento richeste professioni sanitarie.pdf (355 KB)

 

Si le nuove competenze sono un occasione di incontro per tutte le organizzazioni, una sola non può cambiare deve esserci una convergenza di interessi e tutte averne un ritorno, noi compresi.

No, non so cosa si potrà realizzare da quei punti, però sicuramente lo si farà solo se c'è una nostra partecipazione attiva, di sensibilizzazione con i colleghi, di ascolto dei problemi e con una presenza nelle riunioni.

Altrimenti è inutile lamentarsi che non cambia nulla.

 

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